4.8.17

L'azzeruola. Un frutto della memoria (Isidoro Desio)

Azzeruole
Appartenente come il melo alla famiglia delle Rosacee e con frutti simili anche se di dimensioni ridotte, l'azzeruolo è originario dell'Asia Minore e dell'isola di Creta.
Allo stato spontaneo o coltivato si è diffuso in tutto il bacino mediterraneo e nella Russia meridionale. In Italia, questa pianta robusta, senza problemi di clima, è presente principalmente in Liguria, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna e Sicilia e può essere coltivata fino ai 1.000 metri al Nord e ai 1.400 al Centro-Sud. Un tempo si usava piantarla in filari lungo le strade delle case coloniche e dei poderi. Ha modeste dimensioni e fattezze cespugliose, raramente supera i cinque metri di altezza.
I frutti, piccoli pomi irregolari della grandezza media di una noce, hanno buccia di colore aranciato, rosso o giallo chiaro secondo le varietà della pianta che si distinguono in azzeruolo bianco o moscatello, con frutti più grossi, a polpa gradevolmente dolce; l'azzeruolo rosso di Romagna, con
polpa soda e biancastra di sapore dolce acidulo, e quello giallo (o del Canada) di polpa gialla dolce, poco acidula e farinosa. L'azzeruolo giallo si coglie dalla seconda decade di agosto mentre il bianco e il rosso dalla prima alla seconda decade di settembre.
Fiori e frutti dell'azzeruolo contengono principi attivi che hanno azione cardiotonica, ipotensiva, sedativa e antiossidante. La polpa è ricca di provitamina A, che ha funzioni antianemiche e oftalmiche, e contiene importanti quantità di vitamina C.

Sulle tavole rinascimentali
Con il loro sapore tra la mela e la nespola, le azzeruole godevano di notevole apprezzamento sulle tavole rinascimentali e, per quanto prodotto di nicchia, fino al secolo scorso erano oggetto di commercializzazione nelle zone vocate d'Italia. Oggi si possono ancora trovare in vendita presso mercati locali e nei negozi di primizie di alcune città.
L'azzeruola è ottima per la preparazione di marmellate e gelatine, come componente di macedonie e
insalate, nelle produzioni di pasticceria e distillati e conservate sotto spirito e nella grappa.
Consumarla al naturale è il meglio, con il suo fresco sapore dagli antichi rimandi di campagne pulite e lenti declini dell'estate.


Da “Linea diretta – Speciale Ristorazione” , Europanews, ottobre 2013

Nessun commento:

Posta un commento