Non brilla - diciamolo
subito - per completezza e per capacità di vera analisi, L’amore
folle al cinema (Gremese, 2011): per chi voglia approfondire
l’argomento, converrà rivolgersi ad uno studio d’annata, magari
Amour, érotisme et cinéma (1957) di Ado Kyrou.
Il volume firmato da
Giusy Pisano - maitre de conferences all’Università di Lille 3,
dirige ricerche in studi cinenematografici presso l’Università
Paris 3 - ha, almeno, un paio d'innegabili pregi: tenta di
suddividere in vari sottogeneri l'argomento principale e, nel suo
procedere a volo d’uccello analizza un elevato numero di pellicole,
sino ad arrivare ai giorni nostri.
Sontuosamente illustrato
(anche se, ci pare, il formato a striscia della nuova collana
cinematografica di Gremese non valorizza abbastanza il repertorio
fotografico), il libro indaga l'amour fou in ogni suo aspetto,
forse allargando troppo lo spettro del tema. Nella prima sezione
dedicata a “L'inverosimile”, l'autrice sentenzia ad esempio che
«al tumulto dei sentimenti sembrano adattarsi meglio le forme
ellittiche e atemporali del meraviglioso e del barocco, in cui regna
l'amplificazione per mezzo di iperboli, accumulazioni, ripetizioni e
contrappunti»; dipoi, una schidionata di titoli che si configurano
come favole moderne, da Sabrina (1954) di Billy Wilder a
Moulin Rouge! (2001) di Baz Luhrmann. In realtà, codesti film
appartengono a generi diversi dalla sophisticated comedy al
musical, e suona alquanto forzoso infilarli nel letto di Procuste
d'una simile classificazione
Meglio le cose vanno nel
prosieguo: nella sezione «L’impossibile», con una frase di Edgar
Morin posta in esergo («l’eccesso di saggezza diviene follia, la
saggezza può sottrarsi alla follia solo unendodosi alla follia della
poesia e dell'amore»), trovano posto opere che trattano di amori
senza via d’uscita. Da La donna di Parigi (1923) di Charlie
Chaplin a I ponti di Madison County (1995) di Clint Eastwood
(in cui il protagonista Robert è in fuga «dal senso americano di
morale familiare che sembra avere ipnotizzato l’intero paese»),
l’itinerario ci appare più sostenibile: vieppiù se si chiude
sullo straziante I segreti di Brokehack Mountain (2005) di Ang
Lee, il cui scopo è «restituire la malinconia che subentra a un
amore a lungo sublimato».
È ne «L’amore fino
alla morte», però, che compaiono le pagine più convincenti: qui si
va da Ossessione (1943) di Luchino Visconti ad Ultimo tango
a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci, quest’ultimo tutto
all’insegna di quel Bataille che riassunse il senso amour fou in
una folgorante sintesi («l’appropriazione della vita sino alla
morte»).
L’ultimo ripiano,
«L’anticonformista», è occupato da Gli amanti (1958) di
Louis Malie, Jules e Jim (1962) di Francois Truffaut e
svariati altri attacchi in celluloide alle consuetudini borghesi in
termini di morale sessuale: non mancano, stavolta, le osservazioni
stimolanti ed i punti di vista originali. Come prima s’accennava, è
tuttavia il succedersi di foto a garantire il tono alla canzone:
dalla sublime «Lya Lys» ne L’età dell’oro (1930) di
Bunuel a Klaus Kinski chino sul collo candido di Isabelle Adjani nel
Nosferatu (1979) di Herzog, dagli innamorati Aimée-Trintignant
de Un uomo, una donna (1966) di Lelouch ai sadomaso-chisti
Huppert-Magimel de La pianista (2001) di Haneke...
«Non nego che l’amore sia compromesso nella vita, dico che deve vincere, e perciò deve essere innalzato a una tale coscienza poetica di se stesso che tutto ciò che inevitabilmente incontra d’ostile vada in fumo sul fuoco della sua gloria»: di fronte ad una così straordinaria sfilata d’immagini, come non dare ragione ad André Breton ed alle sue parole ardenti di passione?
«Non nego che l’amore sia compromesso nella vita, dico che deve vincere, e perciò deve essere innalzato a una tale coscienza poetica di se stesso che tutto ciò che inevitabilmente incontra d’ostile vada in fumo sul fuoco della sua gloria»: di fronte ad una così straordinaria sfilata d’immagini, come non dare ragione ad André Breton ed alle sue parole ardenti di passione?
"La Stampa - Tuttolibri", 3o luglio 2011
Nessun commento:
Posta un commento