Trockij era dotato
soprattutto come oratore e scrittore. A mio parere è il più grande
oratore della nostra epoca. Nel corso della mia vita ho sentito
parlare tutti i più grandi parlamentari ed i più popolari tribuni
socialisti, nonché moltissimi oratori famosi nel mondo borghese, ma
mi sarebbe difficile nominarne uno che possa stargli alla pari, salvo
Jaurès (sentii Bebel soltanto quando era già vecchio).
L'aspetto solenne, i
gesti ampi e armoniosi, il ritmo potente dell’eloquio, la voce
forte ma non affaticante, la notevole coerenza e la perfezione
letteraria delle frasi, la ricchezza delle immagini, l’ironia
bruciante, il pathos vibrante, la logica rigorosa e limpida come
acciaio: ecco le qualità di Trockij oratore. Trockij sa lasciar
cadere frasi lapidarie, o scoccare frecciate straordinariamente
centrate, e sa tenere magnifici discorsi politici di tipo classico,
come ne ho sentiti pronunciare solo da Jaurès. Ho visto Trockij
parlare per due ore e mezza o tre ad un pubblico che lo ascoltava
ammutolito e immobile, come affascinato dalla sua monumentale
dissertazione politica. Conoscevo la maggior parte delle cose che
Trockij aveva da dire: naturalmente ogni oratore politico è
costretto a ripetere senza stancarsi gli stessi concetti di fronte a
folle sempre nuove; eppure Trockij riusciva a dare una forma sempre
diversa ai suoi concetti. Non so se quando divenne ministro della
Guerra della nostra grande Repubblica durante la rivoluzione e la
guerra civile abbia potuto tenere molti discorsi: è molto più
probabile che il suo lavoro organizzativo ed i viaggi senza sosta da
un capo all’altro del vasto fronte gli lasciassero poco tempo per
l’oratoria, ma anche allora Trockij era soprattutto un grande
agitatore politico. I suoi articoli ed i suoi libri sono, per così
dire, linguaggio gelato: Trockij era letterato nell’oratoria e
oratore in letteratura. È naturale quindi che fosse un pubblicista
eminente: ma spesso negli scritti l’incanto della sua eloquenza in
un certo senso si perdeva.
In Profili di
rivoluzionari, De Donato, 1968
Nessun commento:
Posta un commento