Nell'Europa medievale e
rinascimentale si portava con sé il coltello ovunque si andasse e,
all’occorrenza, lo si tirava fuori ai pasti. Quasi tutti gli uomini
ne possedevano uno infilato in una guaina che penzolava dalla
cintura, e serviva sia per tagliare gli alimenti sia per difendersi
dai nemici. Era tanto un accessorio - come un moderno orologio da
polso - quanto un utensile ed era un bene universale, spesso il più
prezioso di tutti. Come le bacchette magiche in Harry Potter, i
coltelli erano fatti su misura per il proprietario. I manici erano di
ottone, avorio, cristallo di rocca, vetro e conchiglia; di ambra,
agata, madreperla o tartaruga. Potevano essere intagliati o incisi
con immagini di neonati, apostoli, fiori, contadini, piume e colombe.
Non ci si sognava di mangiare con il coltello di un’altra persona
più di quanto oggi si accetti di lavarsi i denti con lo spazzolino
di un estraneo. Portarne uno con sé era un’abitudine così
radicata che come nel caso dell’orologio - si iniziava a
considerarlo parte di se stessi e a dimenticare di averlo. Un testo
del sesto secolo (la Regola di san Benedetto) ricorda ai
monaci di staccare il coltello dalla cintura prima di coricarsi, per
evitare di ferirsi durante la notte.
Bee Wilson, In punta di forchetta , Rizzoli, 2013
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