Su un “manifesto” di
33 anni fa e rotti un breve necrologio per Amerigo Terenzi. L'autore,
secondo me, è Valentino Parlato; sono convinto che anche altri, se
avranno letto con attenzione, condivideranno l'attribuzione.
(S.L.L.)
Ieri pomeriggio le
agenzie hanno trasmesso che Amerigo Terenzi, già amministratore
dell’ “Unità e, soprattutto, di Paese sera, è morto per
emorragia cerebrale nella Corea del nord. L’emorragia cerebrale lo
avrebbe colpito — dice l’agenzia — «in una località dei monti
Keumkang».
Amerigo Terenzi, è stato
un personaggio della Roma degli anni ’5O e ’60. Nato a Roma il 17
aprile del 1909 e iscrittosi al Pci nel 1943 (quarantun anni fa)
Amerigo Terenzi fu un protagonista del mondo dell’editoria e del
mercato d’arte, fu un comunista fedele al suo partito — anche se
scettico e smaliziato — ma fu soprattutto un romano. Il fatto che
più colpisce di questo esito della sua vicenda umana è il luogo
della morte: lontano da Roma.
Amerigo Terenzi fu oltre
che comunista soprattutto un imprenditore nel senso più poeticamente
schumpeteriano del termine. Riuscì a organizzare in tempi durissimi
e assai poco propensi all’effimero la più grande mostra di Picasso
che mai ci sia stata a Roma e forse in Europa. Riuscì a lanciare un
prodotto editoriale straordinario e impensabile nell’Italia degli
anni ’50, quale fu “Paese sera”. È abbastanza per un destino
umano ed è un peccato che abbia dovuto chiudere gli occhi «lontano
da Roma».
“il manifesto”, 29
aprile 1984
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