È uscito tre anni fa da
Feltrinelli un volume di Levis Sullam, che insegna Storia
Contemporanea alla Ca' Foscari, dal titolo I carnefici italiani.
Scene dal genocidio degli ebrei, 1943-1945.
Attraverso la ricostruzione dello sfondo e di singoli emblematici
episodi il libro svela la falsità e il carattere mistificatorio
dell'autoassoluzione dei fascisti italiani. Perfino quelli di Salò
hanno tramandato la leggenda secondo cui l'antisemitismo riguardava
una parte piccolissima e marginale del fascismo repubblicano, che le
leggi razziali erano state un fatto imitativo e un tragico errore e
che i “repubblichini” non collaborarono se non per costrizione al
genocidio deciso da Hitler e, anzi, quando poterono salvarono non
pochi ebrei. Questo castello di bugie viene puntualmente smontato nel
libro di Levis Sullam che – come ha scritto furio Colombo - “gli
insegnanti dovrebbero portare in classe”.
Il
brano che ho scelto è tratto dal capitolo iniziale, dedicato alle
premesse ideologiche e al sostegno propagandistico dato al
genocidio. Spicca La figura di Giovanni Preziosi, che da teorico e
ideologo quale era stato nel Ventennio, diventa nella RSI uomo di
governo e aspirante legislatore. (S.L.L.)
Giovanni Preziosi |
Apriamo quindi la stampa
di Salò - quotidiani, riviste, libri e ascoltiamone le voci
rileggendone alcune pagine. “A proposito, dove si compera il volume
Bolscevismo, Plutocrazia e Massoneria di Giovanni Preziosi
edito e diffuso da Mondadori? E dove si possono trovare I
Protocolli dei Savi di Sion, dei quali sono concessionari
esclusivi per l’Italia Baldini e Castoldi?”: così si concludeva
un breve articolo del primo numero di “Avanguardia Europea”,
settimanale dei volontari italiani delle SS, pubblicato il 18 marzo
1944 sotto il titolo Il ritorno di Preziosi. L'articolo
riferiva di un incontro recente, lungo e cordiale, di Preziosi con
Mussolini e annunciava la creazione dell'ispettorato generale per la
razza, retto da Preziosi medesimo, con lo scopo di condurre “una
sistematica e drastica epurazione di carattere nazionale”, ispirata
alla tesi secondo cui “la tragica situazione in cui [era] caduta la
Patria [era] dovute esclusivamente alle mene massoniche e giudaiche”.
La Repubblica sociale aveva dunque riportato in auge l'ex sacerdote,
giornalista e agitatore Preziosi, cui già prima dell'avvento al
potere del fascismo si dovette prima traduzione italiana dei
Protocolli dei Savi Anziani di Sion (1921), ripubblicati nel
1937-1938, e di nuovo nel 1944-1945, in tre edizioni, tra cui una a
cura del ministero della Cultura. Preziosi aveva inoltre diretto la
rivista “La Vita Italiana” anch'essa resuscitata dalla Rsi, che
nel corso di tutto il Ventennio aveva agitato i temi del complotto
ebraico mondiale e di un razzismo esoterico-tradizionalista
propugnato dal suo principale teorico Julius Evola, ai quali Preziosi
univa in quelle pagine una specifica componente “biologico-mistica”.
Dopo la caduta del fascismo, l'ex sacerdote e propagandista razzista
era stato accolto in Germania e ricevuto da Hitler nel suo quartier
generale, iniziando a svolgere dal settembre 1943, grazie al sostegno
tedesco, attività di propaganda radiofonica con trasmissioni dirette
da Monaco verso l’Italia. Preziosi tornò infine in contatto con
Mussolini al principio del dicembre 1943 e gli inviò dapprima alcuni
articoli che aveva pubblicato sul "Volkischer Beobachter"
(organo nazista diretto da Rosenberg), in cui spiegava ai tedeschi le
responsabilità di massoni ed ebrei nella caduta del fascismo e
caldeggiava una “profonda epurazione della massoneria”, nonché
la “integrale soluzione della questione ebraica”. Quindi, alla
fine di gennaio 1944, Preziosi sottopose al Duce un memoriale in cui,
dopo aver ripercorso la propria lunga fedeltà nella costante
denuncia del ruolo pernicioso di massoneria ed ebraismo, ricordava al
dittatore, allora nella fase costituente di Salò, una frase
profeticamente sinistra del Mein Kampf di Hitler: "Primo
compito non è quello di creare una costituzione nazionale dello
Stato, ma quello di eliminare gli ebrei [...]. La difficoltà non
consiste nel formare il nuovo stato di cose, ma nel fare posto per
esse”.
Nel marzo 1944
l’Ispettorato generale per la razza, con alla guida Preziosi
affiancato da ventuno collaboratori, iniziava la sua attività.
L’ispettorato aveva funzioni di accertamento delle “posizioni
razziali”, di servizio informazioni sulla massoneria, sulla
“plutocrazia” e sulle forze politiche occulte; di promozione e
studio delle “questioni razziali”, in particolare quella ebraica;
di controllo delle attività di confisca dei beni ebraici; di
propaganda dell’antisemitismo nella scuola italiana e per mezzo
della rinata rivista “Razza e civiltà”, divenuta organo
dell’ispettorato stesso. In concomitanza con questa azione,
Preziosi elaborò alcune proposte tese a inasprire la legislazione
antisemita estendendo i provvedimenti persecutori a soggetti “misti”
e “meticci” sia stranieri che italiani, e creando delle nuove
“schede genealogiche” per la certificazione individuale del
proprio “sangue italiano”. Sia gli aspetti organizzativi
dell'ispettorato sia la proposta politica e legislativa di Preziosi
si avvicinavano e spesso si rifacevano esplicitamente al modello
nazista. Inoltre, quando Preziosi proponeva una “soluzione
integrale del problema ebraico”, certamente era informato di quella
adottata dai tedeschi, i cui dettagli aveva potuto apprendere di
persona, al più tardi nell’autunno del 1943, durante il suo
soggiorno in Germania. Nel memoriale per Mussolini egli aveva scritto
fra l’altro: “Compito numero uno, non è la cosiddetta ‘concordia
nazionale’, della quale assieme a[l filosofo Giovanni] Gentile
vanno blaterando tanti, ma la totale eliminazione degli ebrei,
cominciando da coloro, e sono già tanti, che tali si rivelarono nel
censimento, non mai reso pubblico dell’agosto 1938. Poi scovare gli
altri più o meno battezzati o arianizzati. Indi escludere da tutti i
gangli della vita nazionale, dall’esercito, dalla magistratura,
dall’insegnamento, dalle gerarchie centrali e periferiche del
Partito; i meticci, i mariti delle ebree e quanti hanno gocce di
sangue ebraico. Lo stesso va fatto per quanti hanno appartenuto alla
massoneria”. Tra nuove proposte legislative e rinnovati imperativi
politici, si trattava, piuttosto esplicitamente, di una "licenza
di genocidio”, concepito - e a quella data ormai avviato - come una
comune impresa italo-tedesca.
Da I carnefici
italiani. Scene dal genocidio degli ebrei, 1943-1945,
Feltrinelli 2015
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