20.6.18

Migranti. La bontà non basta (S.L.L.)


È di moda un “ma neanche”: “non sono razzista, ma neanche buonista”.
Qualcuno, benché contrario o diffidente sull'accoglienza a profughi e migranti, “per aiutarli a casa loro” dà dieci euro al parroco per le Missioni e si sente perfino buono, visto che non è ricco e quella donazione un po' gli pesa.
Ma non è così. Chi non è buonista è - almeno un po' - cattivista. L'autoassoluzione è solo nella parola, nel segno, non nel significato.
Non basta essere buoni. Buonisti bisogna essere, parteggiare per la bontà, per il bene; altrimenti si diventa partecipi del male, della malvagità.
Buonista è parola che va difesa dallo sprezzo e dal fraintendimento dei cattivisti, come laicista è parola che va difesa dallo sprezzo dei clericali. È certo importante essere buoni per proprio conto, ma poi bisogna anche prendere posizione, schierarsi con le ONG, per esempio. La sana bontà, come la sana laicità non possono diventare un alibi, non possono essere contrapposte a un buonismo, a un laicismo, che si vorrebbe bollare come insani.

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