16.6.18

Sergio Leone e i dialoghi. Le ultime parole famose (Francesco Mininni)


«Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto». La frase, rivolta da Ramon a Joe in Per un pugno di dollari, è la prima di una lunga serie che rappresenta uno dei motivi del successo dei film di Leone. Sono proverbi, motti di spirito, battute fulminanti che servono a delineare i personaggi e le situazioni, e che proprio per la loro evidenza ironica (nel caso citato, Ramon sarà smentito da Joe in occasione del duello finale) rimangono impressi nella memoria. Se è vero che l’idea che il regista ha del western prevede molta azione e poco dialogo, è anche vero che quel poco deve essere tale da colpire la fantasia dello spettatore.
Per qualche dollaro in più, meno simbolico e più avventuroso del precedente, presenta anche una maggiore varietà di dialoghi. «Dove vai?» chiede l’Indio al Monco subito dopo averlo accettato nella banda. Il Monco risponde: «A dormire. Quando devo sparare, la sera prima vado a letto presto». È un esempio della sommessa ironia che contraddistingue il personaggio di Clint Eastwood e che lo accompagna per tutta la “trilogia del dollaro”. Decisamente comico, invece, anche se di una comicità macabra, il dialogo tra Mortimer e Wild nella taverna di Agua Caliente, quando il secondo riconosce nel colonnello l’uomo che gli aveva acceso un fiammifero sulla gobba. Wild: « Guarda guarda chi si vede: il fumatore... Ti ricordi di me, amigo?,.. Ma si, El Paso». Mortimer: « Il mondo è piccolo ». Wild: « Sì, e anche molto cattivo... Prova ad accendere un altro fiammifero... ». Mortimer: « Abitualmente fumo dopo mangiato. Perché non torni tra dieci minuti? ». Wild: « Tra dieci minuti fumerai all’inferno. Alzati! ». La scena si conclude con la morte del gobbo.
Che l’Indio ami parlare per metafora, lo si capisce quando si rivolge ai suoi uomini dal pulpito esponendo il piano per la rapina alla banca come fosse una parabola. Ma particolarmente significativa è la frase rivolta a Groggy prima della resa dei conti con il Monco e il colonnello: «Quei due piuttosto che averli alle spalle, meglio averli di fronte orizzontali... possibilmente freddi». L’ultimo scambio di battute tra Mortimer e il Monco, infine, conclude degnamente la loro società e il film. «Che succede ragazzo?» chiede Mortimer nel sentire lo sparo che elimina Groggy. E il Monco, aggiungendo il cadavere agli altri già caricati sul carro: «Niente, vecchio. Non mi tornavano i conti... ne mancava uno».
Il buono, il brutto, il cattivo, autentico film picaresco, è una vera miniera di “frasi celebri” e battute di spirito, come quando Tuco e il Biondo, in situazioni diverse, si scambiano opinioni di tipo “esistenziale”: «Gli speroni si dividono in due categorie: qualcuno passa dalla porta e qualcuno dalla finestra». O ancora: «Il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica e chi scava. Tu scavi». Infine: «Il mondo è diviso in due, amico: quelli che hanno la corda al collo e quelli che la tagliano». La differenza di carattere tra il Biondo, sempre flemmatico, e Tuco, esagitato ed esuberante, è indicata anche in alcuni dialoghi. «Ehi, tu, lo sai che la tua faccia somiglia a quella di uno che vale 2000 dollari?» commenta uno dei tre bounty-killer che minacciano Tuco all’inizio del film. E il Biondo, entrando improvvisamente in scena, conclude: «Già, ma tu non somigli a quello che li incassa». Ancora il Biondo, all’apparire degli uomini di “Sentenza” dopo la partenza dal campo di prigionia, commenta: «Sei... numero perfetto». «Non è tre il numero perfetto?» chiede “Sentenza”. « Io ho sei colpi qui dentro » conclude il Biondo mostrando la sua Colt.
Sempre a proposito di armi, il Biondo dimostra di avere un buon orecchio quando riconosce quella di Tuco nell’eco di uno sparo lontano: «Ogni pistola ha la sua voce... Questa la conosco». Poi, sorprendendo l’ex-socio nudo nella stanza d’albergo, commenta: «Levati la pistola e mettiti le mutande». Tuco e il Biondo viaggiano alla volta di Sad Hill travestiti da sudisti, quando all’orizzonte compare un drappello di soldati dalle divise grigie. Tuco esclama: «Urrah! Evviva la Confederazione! Evviva il Sud, morte ai nordisti! Evviva il generale... come si chiama?». «Lee» risponde il Biondo. «Il generale Lee! Ah, ah! Dio è con noi, perché anche lui odia gli yankee!». «No, Dio non è con noi, perché anche lui odia gli imbecilli» conclude il Biondo quando si accorge che i presunti sudisti sono in realtà nordisti con le divise impolverate. E quando, ricomposta la “società”, i due uccidono gli uomini di “Sentenza” ma si lasciano sfuggire il capobanda, trovano un biglietto che Tuco tenta faticosamente di leggere: «Ci ri...ve...dre...mo...i...». «Idiota» conclude il Biondo, e aggiunge: «È per te». Tuco, invece, non usa le mezze misure. Preferisce andare direttamente allo scopo, come quando nel campo di prigionia, maltrattato dal caporale Wallace, gli si rivolge così: «I tipi grossi come te mi piacciono, perché quando cascano fanno tanto rumore». Addirittura proverbiale, poi, la battuta che conclude il film quando, appena liberato dal cappio dopo una interminabile attesa in precario equilibrio su una croce di legno, Tuco apostrofa il Biondo da lontano: «Ehi, Biondo! Lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima puttana!». L’ultima parola si confonde nell’eco della musica di Morricone, mentre il Biondo si allontana definitivamente chiudendo la “trilogia del dollaro”.
C'era una volta il West è probabilmente il film in cui si parla meno. Ma anche così, l’autore non rinuncia a qualche dialogo brillante, soprattutto tra Armonica e Cheyenne. Al loro primo incontro, osservando i lunghi soprabiti di Cheyenne e dei suoi uomini, Armonica commenta: «Ho visto tre spolverini proprio come questi tempo fa. Dentro c’erano tre uomini, e dentro agli uomini tre pallottole». Nella stessa scena, Armonica si rivolge a Cheyenne dopo che un avventore della taverna lo ha liberato dalle manette: «Ti piace la musica, e non basta: sai contare fino a due». «Anche fino a sei se c’è bisogno, e magari più svelto di te» risponde Cheyenne mostrando la pistola. Ma il dialogo più significativo tra i due si svolge nel saloon di Flagstone al momento dell’asta per il terreno di Jill. Armonica consegna Cheyenne allo sceriffo subito dopo aver fatto un’offerta di 5000 dollari. «La taglia su Cheyenne è 5000 dollari, giusto?». Il fuorilegge, scendendo le scale, dice ad Armonica: «Giuda s’è accontentato di 4970 dollari di meno».. «Non c’erano i dollari allora» risponde Armonica. E Cheyenne di rimando: «Già, ma i figli di puttana sì». Anche Frank dice una battuta che potrebbe essere ironica, ma che in realtà prelude a un assassinio e che quindi assume una connotazione macabra. La rivolge a Robert, uno dei suoi tirapiedi, sul vagone privato di Morton, quando l’uomo lo raggiunge per portargli un messaggio di Jill è gli conferma la sua assoluta fedeltà. «Come si fa a fidarsi di uno che porta insieme cinta e bretelle? Di uno che non si fida nemmeno dei suoi pantaloni?» gli dice Frank, e quando lo uccide gli spara proprio ai tiranti delle bretelle e alla fibbia della cintura.
Giù la testa, a conferma della sua eccentricità rispetto ai western di Leone, pur mantenendo vivacità diffusa di dialogo, presenta un solo caso davvero appariscente. Lo scambio avviene tra John e Juan a bordo del treno che li porta verso il quartier generale di Pancho Villa, ed è strettamente legato al tema della consapevolezza rivoluzionaria che attraversa il film. John dice a Juan. «Non dimenticare che tu sei un grande, glorioso eroe della rivoluzione...». «Ehi, posso dirti una cosa?» lo interrompe il messicano. «Che?» chiede John. E Juan di rimando: «Vaffanculo».
In C'era una volta in America, il film della memoria dolorosa, non c’è posto per la battuta di spirito. L’unica, grande “frase celebre” è quella già citata e rivolta da Noodles a Moe al momento del loro incontro da vecchi. È una frase che, priva di connotazioni proverbiali o anche lontanamente ironiche, esprime lo scorrere del tempo, i mutamenti interiori delle persone e il dolore del ritorno. «Che hai fatto in tutti questi anni, Noodles?». «Sono andato a letto presto».

In Sergio Leone, Edizzioni L'unità/Il castoro, 1995

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