«Quando un uomo con la
pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo
morto». La frase, rivolta da Ramon a Joe in Per un pugno di
dollari, è la prima di una lunga serie che rappresenta uno dei
motivi del successo dei film di Leone. Sono proverbi, motti di
spirito, battute fulminanti che servono a delineare i personaggi e le
situazioni, e che proprio per la loro evidenza ironica (nel caso
citato, Ramon sarà smentito da Joe in occasione del duello finale)
rimangono impressi nella memoria. Se è vero che l’idea che il
regista ha del western prevede molta azione e poco dialogo, è anche
vero che quel poco deve essere tale da colpire la fantasia dello
spettatore.
Per qualche dollaro in
più, meno simbolico e più avventuroso del precedente, presenta
anche una maggiore varietà di dialoghi. «Dove vai?» chiede l’Indio
al Monco subito dopo averlo accettato nella banda. Il Monco risponde:
«A dormire. Quando devo sparare, la sera prima vado a letto presto».
È un esempio della sommessa ironia che contraddistingue il
personaggio di Clint Eastwood e che lo accompagna per tutta la
“trilogia del dollaro”. Decisamente comico, invece, anche se di
una comicità macabra, il dialogo tra Mortimer e Wild nella taverna
di Agua Caliente, quando il secondo riconosce nel colonnello l’uomo
che gli aveva acceso un fiammifero sulla gobba. Wild: « Guarda
guarda chi si vede: il fumatore... Ti ricordi di me, amigo?,.. Ma si,
El Paso». Mortimer: « Il mondo è piccolo ». Wild: « Sì, e anche
molto cattivo... Prova ad accendere un altro fiammifero... ».
Mortimer: « Abitualmente fumo dopo mangiato. Perché non torni tra
dieci minuti? ». Wild: « Tra dieci minuti fumerai all’inferno.
Alzati! ». La scena si conclude con la morte del gobbo.
Che l’Indio ami parlare
per metafora, lo si capisce quando si rivolge ai suoi uomini dal
pulpito esponendo il piano per la rapina alla banca come fosse una
parabola. Ma particolarmente significativa è la frase rivolta a
Groggy prima della resa dei conti con il Monco e il colonnello: «Quei
due piuttosto che averli alle spalle, meglio averli di fronte
orizzontali... possibilmente freddi». L’ultimo scambio di battute
tra Mortimer e il Monco, infine, conclude degnamente la loro società
e il film. «Che succede ragazzo?» chiede Mortimer nel sentire lo
sparo che elimina Groggy. E il Monco, aggiungendo il cadavere agli
altri già caricati sul carro: «Niente, vecchio. Non mi tornavano i
conti... ne mancava uno».
Il buono, il brutto,
il cattivo, autentico film picaresco, è una vera miniera di
“frasi celebri” e battute di spirito, come quando Tuco e il
Biondo, in situazioni diverse, si scambiano opinioni di tipo
“esistenziale”: «Gli speroni si dividono in due categorie:
qualcuno passa dalla porta e qualcuno dalla finestra». O ancora: «Il
mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica e chi
scava. Tu scavi». Infine: «Il mondo è diviso in due, amico: quelli
che hanno la corda al collo e quelli che la tagliano». La differenza
di carattere tra il Biondo, sempre flemmatico, e Tuco, esagitato ed
esuberante, è indicata anche in alcuni dialoghi. «Ehi, tu, lo sai
che la tua faccia somiglia a quella di uno che vale 2000 dollari?»
commenta uno dei tre bounty-killer che minacciano Tuco all’inizio
del film. E il Biondo, entrando improvvisamente in scena, conclude:
«Già, ma tu non somigli a quello che li incassa». Ancora il
Biondo, all’apparire degli uomini di “Sentenza” dopo la
partenza dal campo di prigionia, commenta: «Sei... numero perfetto».
«Non è tre il numero perfetto?» chiede “Sentenza”. « Io ho
sei colpi qui dentro » conclude il Biondo mostrando la sua Colt.
Sempre a proposito di
armi, il Biondo dimostra di avere un buon orecchio quando riconosce
quella di Tuco nell’eco di uno sparo lontano: «Ogni pistola ha la
sua voce... Questa la conosco». Poi, sorprendendo l’ex-socio nudo
nella stanza d’albergo, commenta: «Levati la pistola e mettiti le
mutande». Tuco e il Biondo viaggiano alla volta di Sad Hill
travestiti da sudisti, quando all’orizzonte compare un drappello di
soldati dalle divise grigie. Tuco esclama: «Urrah! Evviva la
Confederazione! Evviva il Sud, morte ai nordisti! Evviva il
generale... come si chiama?». «Lee» risponde il Biondo. «Il
generale Lee! Ah, ah! Dio è con noi, perché anche lui odia gli
yankee!». «No, Dio non è con noi, perché anche lui odia gli
imbecilli» conclude il Biondo quando si accorge che i presunti
sudisti sono in realtà nordisti con le divise impolverate. E quando,
ricomposta la “società”, i due uccidono gli uomini di “Sentenza”
ma si lasciano sfuggire il capobanda, trovano un biglietto che Tuco
tenta faticosamente di leggere: «Ci ri...ve...dre...mo...i...».
«Idiota» conclude il Biondo, e aggiunge: «È per te». Tuco,
invece, non usa le mezze misure. Preferisce andare direttamente allo
scopo, come quando nel campo di prigionia, maltrattato dal caporale
Wallace, gli si rivolge così: «I tipi grossi come te mi piacciono,
perché quando cascano fanno tanto rumore». Addirittura proverbiale,
poi, la battuta che conclude il film quando, appena liberato dal
cappio dopo una interminabile attesa in precario equilibrio su una
croce di legno, Tuco apostrofa il Biondo da lontano: «Ehi, Biondo!
Lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima puttana!».
L’ultima parola si confonde nell’eco della musica di Morricone,
mentre il Biondo si allontana definitivamente chiudendo la “trilogia
del dollaro”.
C'era una volta il
West è probabilmente il film in cui si parla meno. Ma anche
così, l’autore non rinuncia a qualche dialogo brillante,
soprattutto tra Armonica e Cheyenne. Al loro primo incontro,
osservando i lunghi soprabiti di Cheyenne e dei suoi uomini, Armonica
commenta: «Ho visto tre spolverini proprio come questi tempo fa.
Dentro c’erano tre uomini, e dentro agli uomini tre pallottole».
Nella stessa scena, Armonica si rivolge a Cheyenne dopo che un
avventore della taverna lo ha liberato dalle manette: «Ti piace la
musica, e non basta: sai contare fino a due». «Anche fino a sei se
c’è bisogno, e magari più svelto di te» risponde Cheyenne
mostrando la pistola. Ma il dialogo più significativo tra i due si
svolge nel saloon di Flagstone al momento dell’asta per il terreno
di Jill. Armonica consegna Cheyenne allo sceriffo subito dopo aver
fatto un’offerta di 5000 dollari. «La taglia su Cheyenne è 5000
dollari, giusto?». Il fuorilegge, scendendo le scale, dice ad
Armonica: «Giuda s’è accontentato di 4970 dollari di meno»..
«Non c’erano i dollari allora» risponde Armonica. E Cheyenne di
rimando: «Già, ma i figli di puttana sì». Anche Frank dice una
battuta che potrebbe essere ironica, ma che in realtà prelude a un
assassinio e che quindi assume una connotazione macabra. La rivolge a
Robert, uno dei suoi tirapiedi, sul vagone privato di Morton, quando
l’uomo lo raggiunge per portargli un messaggio di Jill è gli
conferma la sua assoluta fedeltà. «Come si fa a fidarsi di uno che
porta insieme cinta e bretelle? Di uno che non si fida nemmeno dei
suoi pantaloni?» gli dice Frank, e quando lo uccide gli spara
proprio ai tiranti delle bretelle e alla fibbia della cintura.
Giù la testa, a
conferma della sua eccentricità rispetto ai western di Leone, pur
mantenendo vivacità diffusa di dialogo, presenta un solo caso
davvero appariscente. Lo scambio avviene tra John e Juan a bordo del
treno che li porta verso il quartier generale di Pancho Villa, ed è
strettamente legato al tema della consapevolezza rivoluzionaria che
attraversa il film. John dice a Juan. «Non dimenticare che tu sei un
grande, glorioso eroe della rivoluzione...». «Ehi, posso dirti una
cosa?» lo interrompe il messicano. «Che?» chiede John. E Juan di
rimando: «Vaffanculo».
In C'era una volta in
America, il film della memoria dolorosa, non c’è posto per la
battuta di spirito. L’unica, grande “frase celebre” è quella
già citata e rivolta da Noodles a Moe al momento del loro incontro
da vecchi. È una frase che, priva di connotazioni proverbiali o
anche lontanamente ironiche, esprime lo scorrere del tempo, i
mutamenti interiori delle persone e il dolore del ritorno. «Che hai
fatto in tutti questi anni, Noodles?». «Sono andato a letto
presto».
In Sergio Leone,
Edizzioni L'unità/Il castoro, 1995
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