7.4.19

Miracoli. Quei “detective” sulle tracce di Dio (Fabrizio d’Esposito, Carlo Tecce)


Articolo di 5 anni fa esatti: in qualche punto andrebbe aggiornato. Per me resta ricco di notizie curiose e interessanti. (S.L.L.)

Jacopo Tintoretto, Le nozze di Cana

Il primo miracolo di Gesù causò una sbornia generale.
Racconta Giovanni l’evangelista: “Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: ‘Non hanno più vino’”. Il Messia diede una risposta dura a Maria. Chiamandola donna: “E Gesù rispose: ‘Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora’. La madre dice ai servi: ‘Fate quello che vi dirà’”. Venne così il momento: “Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: ‘Riempite d’acqua le giare’; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: ‘Ora attingete e portatene al maestro di tavola’. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola (...) chiamò lo sposo e gli disse: ‘Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono’”.

Ufficio eventi soprannaturali: le verifiche scientifiche e teologiche
Quel che la ragione non riesce a spiegare è un miracolo. E sant’Agostino, che non fu mai privo di ragione critica, n’era convinto: “Non sarei cristiano senza miracoli”. La Chiesa cattolica per conservare se stessa deve accertare i miracoli, afflati di presenza divina, segni di onnipotenza del creatore , ma non deve raggirare la scienza. In Vaticano, in piazza Pio XII, c’è l’ufficio miracoli che lambisce la basilica di san Pietro. L’ultima correzione fu impressa più di trent’anni fa con la Divinus perfectionis magister: è la costituzione apostolica che accerta i miracoli. In piazza Pio XII ha sede la Congregazione per le Cause dei Santi, composta da 36 componenti fra cardinali, arcivescovi e vescovi supportati dai collegi di consultori, teologici e storici. Il prefetto è il porporato Angelo Amato, salesiano di Molfetta. In trent’anni le “istanze miracolose” sono circa state 500. Attraversato il sentiero lugubre del Medioevo, il Vaticano ha costruito un meccanismo per non confondere la mano divina con la mano di un impostore. Quando un fedele, o anche un ateo convertito, rivela di aver ricevuto una guarigione con l’intercessione di un uomo o una donna in odore di santità, che parrebbe al cospetto di Dio e così potrebbe intervenire per alleviare le pene ai sofferenti, la pratica non viene subito trasferita al palazzo in Vaticano. La procedura prevede una serie lunghissima, e complessa, di verifiche intermedie, teologiche certo, ma soprattutto scientifiche.

Apparizioni e stimmate a indagare è l’ex Sant’Uffizio
Non c’entrano nulla, per restringere il campo, i fenomeni mistici di apparizioni di Madonne o di statuette che piangono, come accadde a Civitavecchia qualche anno. O come l’apparizione a Palermo, nel quartiere popolare di Capo, di un’ombra sul campanile della chiesa di Santa Maria della Mercede (chiusa da anni) che i fedeli giuravano fosse l’adorata Santa Rita da Cascia o la Madonna Addolorata. Su questi fenomeni, che includono anche le stimmate, pensiamo a san Francesco d’Assisi o san Pio da Pietrelcina, indaga invece la Congregazione per la Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio. Proprio padre Pio, negli anni venti del secolo scorso, non venne creduto dal severo organismo vaticano. Padre Agostino Gemelli lo definì “un imbroglione”. Successivamente, le stimmate sono entrate pure nel processo di canonizzazione. Altro caso clamoroso sono le apparizioni della Madonna a Medjugorje. L’ex Sant’Uffizio continua a investigare con una speciale commissione d’inchiesta presieduta dal cardinale Camillo Ruini.

Il potere taumaturgico del fondatore dell’Opus Dei
I miracoli per eccellenza sono le guarigioni. Nel ’98, una donna indiana sconfisse il tumore dopo aver pregato una suora di origini albanese, madre Teresa di Calcutta. Nel ‘61, un italiano, malato di fegato, rimosse la malattia dopo aver pregato con un’immagine di Nicola Stenone, vescovo danese, sotto il cuscino. E nel 2005, una suora francese non ebbe più i sintomi del Parkinson dopo aver invocato l’aiuto di Giovanni Paolo II, appena scomparso. Non ci sono corsie preferenziali per i pontefici, tutti si devono sottoporre all’itinerario contemplato dalla Congregazione. Anche uno dei santi più discussi, Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, vanta una guarigione miracolosa. Nel 1993 si ebbe notizia della guarigione “rapida, completa e duratura, scientificamente inspiegabile” del dottor Manuel Ne-vado Rey. La sua malattia era “cancerizzazione di radiotermite cronica grave al 3° stadio, in fase d’irreversibilità”.

Processo per diventare santi: il rischio dell’intromissione diabolica
Per conquistare la santità, ci sono tre protagonisti essenziali: l’attore, il postulatore e il vescovo che controlla. L’attore propone una causa di canonizzazione, il postulatore, che deve risiedere a Roma, la sostiene in Congregazione e il vescovo conferisce la procura. La presunta guarigione miracolosa viene esaminata da una commissione di cinque medici più due periti, che possono essere anche atei o appartenenti a un’altra religione. Vengono ascoltati dei testimoni, vengono sottoscritti verbali e vengono anche incrociate le prove. Quando i medici non riscontrano dinamiche scientifiche, il fascicolo – sì, sono davvero faldoni di documenti – viene trasferito ai teologici, che devono scongiurare qualsiasi intromissione di satana, uno spirito del male che può superare le leggi naturali.

Giovanni Paolo II, un miracolo per l’avvocato Carlo Taormina
Non è necessario per un santo aver compiuto un miracolo perché il pontefice, esercitando i suoi poteri di capo supremo della Chiesa, può ricorrere alla “canonizzazione equipollente”. Questo tipo di accertamento, dunque non classico, presuppone tre caratteristiche: il possesso antico di culti, virtù del martirio, ininterrotta fama di prodigi. Giovanni Paolo II ha utilizzato soltanto una volta la “canonizzazione equipollente”, così come il successore Benedetto XVI, mentre Francesco lo farà per la terza occasione, il 27 aprile, quando proclamerà santo Angelo Roncalli, Giovanni XXIII. Insieme al “papa buono” sarà santo anche Karol Wojtyla. Tra i miracoli del pontefice che distrusse il comunismo (altro evento soprannaturale?) compare il volto noto di Carlo Taormina, ex legale berlusconiano. Prima di essere sottoposto a un delicato intervento chirurgico durato dieci ore, la moglie gli disse di aver sognato Wojtyla e che si sarebbe salvato. Taormina si è salvato. E da quel giorno va a messa.

Il santuario di Lourdes e i cinque gradi di guarigione
Un luogo di miracoli continui, almeno secondo i suoi pellegrini, è il Santuario di Lourdes, in Francia, dove non manca mai un dottore all’U fficio delle Constatazioni Mediche. Sette anni fa, per evitare di scadere nel “miracolificio”, a Lourdes hanno reso più rigorosa l’inchiesta medica. Cinque tappe per arrivare al miracolo. Prima, guarigione constatata: una sorta di autocertificazione, il malato si dichiara ex malato, all’improvviso, ma oltre la situazione fisica, va esaminata la situazione psicofisica. Seconda, guarigione confermata: scatta l’indagine scientifica e teologica. Terza, guarigione ratificata: cessano i dubbi sull’avvenuto miracolo. Quarta, guarigione certificata. Quinta, guarigione proclamata dal vescovo diocesano.

La gamba ricresciuta a un contadino: “El milagro de los milagros”
Un incredibile miracolo “mariano”, attribuito cioè alla Madonna, in questo caso la Vergine del Pilar, avvenne nel 1640 nel villaggio spagnolo di Calanda, in Aragona. Non a caso è definito “El milagro de los milagros”. Il miracolo dei miracoli. Vittorio Messori ci ha dedicato un libro, anni fa. Nel luglio del 1637, un contadino analfabeta, Miguel Juan Pellicer, cadde dal mulo e finì sotto un carro. Gamba destra amputata a Saragozza e sepolta nel cimitero dell’ospedale della città. Nella notte del 29 marzo 1640, a Miguel ricrebbe la gamba, nel sonno. C’è anche la cicatrice dell’amputazione, quattro dita sotto il ginocchio.

il Fatto Quotidiano 7 aprile 2014

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