1.8.19

Perugia. L'assessore, i templari e le mezze calzette (Salvatore Lo Leggio - “micropolis”, luglio 2019)



I modi di Leonardo Varasano, presidente del Consiglio Comunale di Perugia tra il 2014 e le elezioni del Consiglio Comunale nel maggio scorso, ora assessore alla Pubblica Istruzione possono apparire fuori moda. Presenzialista come dev'essere chi è investito di funzioni di rappresentanza, non mostra tuttavia l'insolenza che oggi tanti politicanti ostentano e si presenta, anche visivamente, in punta di piedi, con un tono educato e un sorriso che appare sincero, in questo simile al sindaco Romizi di cui si proclama estimatore.
Allievo di Campi, l'ideologo di destra che è tuttora influente accademico e ispiratore di molte scelte della ricca Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Varasano si è dedicato con passione alla storiografia, pubblicando, dopo lunghe ricerche, un libro sull'Umbria in camicia nera; in esso, con il supporto di una documentazione scelta e utilizzata con unilateralità, il ventennio in Umbria e nel capoluogo appare una modernizzazione e un positivo ampliamento dei gruppi dirigenti, al fuori dalla cerchia delle vecchie famiglie. La simpateticità con quel mondo è forte al punto che Varasano con gli occhi lucidi a un convegno ricordava di occupare, da presidente del Consiglio Comunale, la scrivania di non so quale gerarca. Orgoglioso dell'eredità fascista, egli non ne fa tuttavia proprio il becerismo oggi di moda e non appare settario: spesso partecipa con cortesia e spirito dialogante a iniziative che ricordano figure e opere della sinistra cittadina.
Rieletto consigliere a maggio, Varasano ha vinto la contesa per la poltrona di assessore alla cultura, succedendo a Teresa Severini che gli consegna come lascito principale della sua gestione, peraltro piuttosto oneroso, la sagra pseudoculturale - in realtà strapaesana - di “1416”. L'intervista che ha rilasciato per il suo insediamento a Maurizio Treccoli conferma l'immagine a cui è affezionato: un bravo ragazzo di formazione storica, che tiene fede agli insegnamenti familiari, un po' tradizionalista, ma disponibile a proposte innovatrici: “Ascolterò molto, mi lascerò consigliare, rispetto a quello che può rappresentare una novità per me... E lo farò con grande piacere”. Quando gli chiedono se Palazzo Penna potrà tornare ad essere un laboratorio sulla contemporaneità dice sì, se lo interrogano su “1416” dice che tutto va bene (ma sui finanziamenti non s'impegna). Di Umbria Jazz, del Festival del Giornalismo e di Eurochocolat dice che procurano lustro e pubblico. Accenna anche a un quinto evento da aggiungere ai quattro in programma, importante per la città. Alla domanda “quale?” non risponde, come forse qualcuno si aspetta e lui in cuor suo vorrebbe, “la rievocazione della marcia su Roma che da Perugia partì”, ma “ci sto pensando... dia un occhio a quello che fanno i francesi sul percorso dei Templari…”.
Non è un male, in verità, che la Chiesa di San Bevignate, legata all'Ordine dei Templari (quelli veri), di recente restaurata e riconsegnata alla città, la cui area è scampata a uno sciagurato progetto di cementificazione universitaria, abbia una sua valorizzazione culturale e turistica. Ma leggendo delle pensate di Varasano torna in mente subito l'invito all'attenzione di Umberto Eco: «Quando uno tira in ballo i Templari è quasi sempre un matto».
Già nel suo Il Pendolo di Foucault, sul finire degli anni 80 del Novecento Eco aveva satireggiato l'insieme di profacole, mistificazioni, intrighi immaginari, magarìe settarie, trasmutazioni alchemiche e consimili baggianate di cui si nutre l'immaginario del “templarismo” dopo lo scioglimento papale (Clemente V, 1312) dell'ordine “monastico-militare”. In una “bustina” dei primi anni Duemila egli ne racconta così la storia: “ Fate nascere un ordine monastico-cavalleresco, fatelo diventare straordinariamente potente sia militarmente che economicamente. Trovate un re che voglia sbarazzarsi di quello che è ormai diventato uno Stato nello Stato. Individuate gli inquisitori adatti, che sappiano raccogliere voci sparse e comporle in un mosaico terribile: un complotto, crimini immondi, innominabili eresie, corruzione e una buona dose di omosessualità. Arrestate e torturate i sospetti. Chi ammette e si pente avrà salva la vita, chi si dichiara innocente finirà sul patibolo. I primi a legittimare la costruzione inquisitoriale saranno le vittime, specie se innocenti. Infine, incamerate gli immensi beni dell'Ordine. Questo fondamentalmente ci insegna il processo intentato ai cavalieri Templari da Filippo il Bello”.
Dopo venne soprattutto la leggenda, quella che è al centro di tanti libri tra cui il fortunatissimo Codice da Vinci di Dan Brown. Eco commenta : “Nel 90 per cento dei casi (mi correggo, 99) si tratta di bufale, perché nessun argomento ha mai maggiormente ispirato le mezze calzette di tutti i tempi e di tutti i paesi quanto la vicenda templare. E via con la continua rinascita dei Templari, con la loro costante presenza dietro le quinte della Storia, tra sette gnostiche, confraternite sataniche, spiritisti, ordini pitagorici, rosacrociani, illuminati massoni e Priorato di Sion”.
Ma Varasano non sembra preoccuparsi e vuole rincorrere le mode, che invitano a cercare a Perugia i legami segreti tra templari occulti e altre sette, magari in Corso Garibaldi. Forse lo ispira il mix reazionario tra misticismo, tradizionalismo e militarismo che anima codesti culti medievaleggianti, forse vuole piacere a un pezzo di massoneria.
D'altra parte – lo ha ottimamente documentato Giorgio Galli – c'è nei movimenti novecenteschi d'estrema destra, centrale nel nazismo, importante anche nei fascisti alla Julius Evola, un richiamo al templarismo. Membro dei Cavalieri Templari si dichiarò peraltro Anders Behring Breivik, il nazionalista di estrema destra che il 22 luglio 2011 uccise 77 persone nel più grave massacro che abbia colpito la Norvegia dopo la II guerra mondiale.
Varasano, lasci perdere, non insista in questa follia. Se non vuol ascoltare Umberto Eco, ascolti uno storico dichiaratamente di destra, ma di grande dottrina, acume e buon senso come Franco Cardini che così definisce “quel tipo di tendenza paraculturale che ordinariamente viene definita templarismo” : “Tutto il blaterare di segreti, di tesori, di mappe, di cappelle di Rosslyn e di Rennes-le-Château nasce da lì, da quei grotteschi grumi d’ignoranza che Eco ha satireggiato... Si tratta di storielle contorte, noiose e prive di valore, delle quali ormai da anni è stata dimostrata l’inconsistenza ma che tuttavia continueranno ancora a lungo a prosperare e a circolare perché la madre degli imbecilli è sempre gravida”.

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