Sharon Gless (a sinistra) nella serie "New York New York" |
WASHINGTON
Lunedì scorso, ad
Hollywood, migliaia di cacciatori d'autografi hanno assediato per ore
la cerimonia dei premi Oscar, per vedere, avvicinare, toccare anche
solo un momento i loro beniamini, le stelle del cinema. Ma il
fenomeno dei fan ossessionati dagli idoli dello spettacolo ha anche
un'altra faccia, un risvolto allucinante e pericoloso, come dimostra
quello che è accaduto due giorni fa a Los Angeles. Sharon Gless,
bionda poliziotta in una serie televisiva di grande popolarità in
America, trasmessa anche in Italia col titolo New York, New York,
è fortunosamente sfuggita all'attrazione fatale di una sua
ammiratrice, che da anni la persegue con folle determinazione. Non è
chiaro per quale motivo Joni Penn, una donna di 30 anni, ce l'avesse
tanto con l'attrice: ma dopo un flusso ininterrotto di lettere,
telefonate, minacce di ogni tipo (come quella di suicidarsi davanti
alla porta di casa della Gless), nel 1988 un giudice le ordinò di
restare sempre almeno a 900 metri dalla diva televisiva e dalla sua
residenza, se non voleva finire in prigione.
Alle 3 del mattino di
venerdì, indifferente all'ingiunzione della corte, la Penn è
tornata in azione: armata di fucile, ha forzato l'abitazione
dell'attrice, a Studio City, uno dei quartieri più esclusivi della
capitale del cinema. Per caso, quella notte Sharon Gless aveva deciso
di andare a dormire altrove; un sistema antifurto, scattato quando la
giovane maniaca è entrata nella casa rimasta vuota, ha dato
l'allarme alla polizia: gli agenti sono arrivati subito, e dopo una
trattativa di 7 ore, in cui la Penn ha minacciato più volte di
uccidersi, una psicologa l'ha convinta ad arrendersi. Adesso è agli
arresti, in attesa di un processo. “È una storia che va avanti da
troppo tempo, e penso che quella ragazza vada punita” ha commentato
l'attrice, viviamo davvero in un' epoca terribile, se persone
chiaramente affette da disturbi mentali possono procurarsi armi così
facilmente.
Rebecca Schaeffer |
Pazzi e violenza sono un problema per tutti in America,
ma è relativamente recente l'attenzione ossessiva dedicata da
anonimi fan alle personalità dello spettacolo. Forse cominciò nel
1980, quando John Lennon fu assassinato davanti a casa da un
ammiratore alle cui lettere non aveva risposto. Ad Hollywood,
l'incidente più grave si è avuto l' anno scorso: l'attrice Rebecca
Schaeffer fu uccisa da un ragazzo innamorato di lei. Ma gli episodi
del genere sono sempre più frequenti: una ragazza è stata
condannata a 3 anni di reclusione per avere scritto 6000 lettere
minatorie all'attore Michael J. Fox, furiosa perché il protagonista
del film Ritorno al futuro si era sposato con un' altra; il
mese scorso una donna è stata arrestata per essere entrata per
l'ennesima volta nella villa del presentatore televisivo David
Latterman (lui si è chiuso in bagno e ha chiamato terrorizzato la
polizia), di cui è convinta di essere la legittima moglie (una volta
gli ha persino rubato la sua Porsche). Divi come Liz Taylor, Cher,
Robert Redford, Jane Fonda, Tina Turner, John Travolta spendono fino
a 500 mila dollari l'anno, 650 milioni di lire, per essere protetti
da detective e guardie del corpo private. Qualche anno fa, il regista
Martin Scorsese ha girato un film Re per una notte con Robert
De Niro e Jerry Lewis, proprio sulle conseguenze di questo tipo di
follia. Succede più in America che altrove, commentano gli esperti,
perché in questo paese c' è troppa solitudine, e la gente passa ore
davanti alla tivù, finendo per credere di avere un rapporto reale
con i personaggi fantastici che vede sul video.
“la Repubblica”, 1
aprile 1990
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