8.1.18

1990, dopo la notte degli Oscar. Quando l'attore è perseguitato (Enrico Franceschini)

Sharon Gless (a sinistra) nella serie "New York New York"
WASHINGTON
Lunedì scorso, ad Hollywood, migliaia di cacciatori d'autografi hanno assediato per ore la cerimonia dei premi Oscar, per vedere, avvicinare, toccare anche solo un momento i loro beniamini, le stelle del cinema. Ma il fenomeno dei fan ossessionati dagli idoli dello spettacolo ha anche un'altra faccia, un risvolto allucinante e pericoloso, come dimostra quello che è accaduto due giorni fa a Los Angeles. Sharon Gless, bionda poliziotta in una serie televisiva di grande popolarità in America, trasmessa anche in Italia col titolo New York, New York, è fortunosamente sfuggita all'attrazione fatale di una sua ammiratrice, che da anni la persegue con folle determinazione. Non è chiaro per quale motivo Joni Penn, una donna di 30 anni, ce l'avesse tanto con l'attrice: ma dopo un flusso ininterrotto di lettere, telefonate, minacce di ogni tipo (come quella di suicidarsi davanti alla porta di casa della Gless), nel 1988 un giudice le ordinò di restare sempre almeno a 900 metri dalla diva televisiva e dalla sua residenza, se non voleva finire in prigione.
Alle 3 del mattino di venerdì, indifferente all'ingiunzione della corte, la Penn è tornata in azione: armata di fucile, ha forzato l'abitazione dell'attrice, a Studio City, uno dei quartieri più esclusivi della capitale del cinema. Per caso, quella notte Sharon Gless aveva deciso di andare a dormire altrove; un sistema antifurto, scattato quando la giovane maniaca è entrata nella casa rimasta vuota, ha dato l'allarme alla polizia: gli agenti sono arrivati subito, e dopo una trattativa di 7 ore, in cui la Penn ha minacciato più volte di uccidersi, una psicologa l'ha convinta ad arrendersi. Adesso è agli arresti, in attesa di un processo. “È una storia che va avanti da troppo tempo, e penso che quella ragazza vada punita” ha commentato l'attrice, viviamo davvero in un' epoca terribile, se persone chiaramente affette da disturbi mentali possono procurarsi armi così facilmente. 
Rebecca Schaeffer
Pazzi e violenza sono un problema per tutti in America, ma è relativamente recente l'attenzione ossessiva dedicata da anonimi fan alle personalità dello spettacolo. Forse cominciò nel 1980, quando John Lennon fu assassinato davanti a casa da un ammiratore alle cui lettere non aveva risposto. Ad Hollywood, l'incidente più grave si è avuto l' anno scorso: l'attrice Rebecca Schaeffer fu uccisa da un ragazzo innamorato di lei. Ma gli episodi del genere sono sempre più frequenti: una ragazza è stata condannata a 3 anni di reclusione per avere scritto 6000 lettere minatorie all'attore Michael J. Fox, furiosa perché il protagonista del film Ritorno al futuro si era sposato con un' altra; il mese scorso una donna è stata arrestata per essere entrata per l'ennesima volta nella villa del presentatore televisivo David Latterman (lui si è chiuso in bagno e ha chiamato terrorizzato la polizia), di cui è convinta di essere la legittima moglie (una volta gli ha persino rubato la sua Porsche). Divi come Liz Taylor, Cher, Robert Redford, Jane Fonda, Tina Turner, John Travolta spendono fino a 500 mila dollari l'anno, 650 milioni di lire, per essere protetti da detective e guardie del corpo private. Qualche anno fa, il regista Martin Scorsese ha girato un film Re per una notte con Robert De Niro e Jerry Lewis, proprio sulle conseguenze di questo tipo di follia. Succede più in America che altrove, commentano gli esperti, perché in questo paese c' è troppa solitudine, e la gente passa ore davanti alla tivù, finendo per credere di avere un rapporto reale con i personaggi fantastici che vede sul video.

“la Repubblica”, 1 aprile 1990  

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