1.3.10

Ai quattro punti del Mondo. Vincenzo Consolo sui Quattro Canti di Palermo.


Una pagina sui “Quattro Canti” di Vincenzo Consolo da Il Teatro del Sole, Interlinea, Novara. Pour n’oublier pas Palerme. (S.L.L:)
Là, dentro il teatro del Sole, la piazza Villena o Quattro Canti, il cerchio dei miti e dei simboli, la rappresentazione gerarchica dei poteri, là, ogni volta che ero a Palermo, non potevo fare a meno di sostare, leggere le quinte di quella fastosa scenografia di marmo, con le fontane, le Stagioni, i Filippi di Spagna, le Vergini sante, gli stemmi spiegati sopra i fastigi, e colonne paraste festoni volute angeli mascheroni a ogni ripiano. 
Là era il libro di storia più chiaro, il nuovo libro che i viceré avevano scritto sopra un altro più antico e consunto. La Strada Nuova o Maqueda che aprirono ortogonale alla vecchia del Càssaro creava un nuovo assetto urbanistico, delineava i quattro rioni o mandamenti, l’Albergherìa, il Capo, la Kalsa, la Loggia, difesi entro le mura, i bastioni, ma poneva soprattutto la gran croce reale e simbolica, sopra l’intrico di vie e viuzze, il labirinto di cortili e casipole del vetusto abitato musulmano: la vittoria di Lepanto e le imprese di Carlo V in Tunisia legittimavano ormai nuove visioni e nuove progettazioni. 
Lungo i bracci della croce, sugli spazi resi vuoti dalle demolizioni, i nobili e i religiosi poterono costruire i loro immensi palazzi, i loro conventi, e monasteri chiese collegi noviziati oratori. Questa piazza dei Quattro Canti divenne allora il baricentro, il fulcro, il palcoscenico di vita, di feste e parate, il punto di convergenza e di fuga. “Ai quattro punti del Mondo /muovono Arcangeli il vento e i colori” (Lucio Piccolo).

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