15.8.12

Le baracche di Seminara ovvero la “stilizzazione dell’immondo” (di R.N.)

Romanzo d'esordio dello scrittore calabrese Fortunato Seminara (1903-1984), composto a partire dal 1934 e edito da Rizzoli nel 1942.
Il titolo allude alle misere casupole di un imprecisato paesino calabrese dove gli abitanti conducono un'esistenza grama, improntata a povertà e a estremo degrado morale. Il personaggio principale è la giovane Cata, operaia bella e ambiziosa, che ama e vorrebbe sposare un giovane di condizione superiore, Micuccio Caporale, suo amico d'infanzia, figlio di un potente proprietario locale. L'episodio dal quale si dipana l'intera vicenda ha luogo nella sudicia baracca della vecchia Storpia, dove Cata sta per essere baciata da Micuccio, ma sviene all'irrompere dell'ubriacone Ciucca. In seguito a questo non-fatto, elemento tipico della narrativa di S., la voce che si diffonde nel paese è che Cata sia stata disonorata da Micuccio. Diventa così oggetto di squallidi pettegolezzi e dicerie, fino a essere concupita da Gianni di Saia, un uomo deforme e animalesco, che arriva al punto di uccidere lo sposo di Cata sull'altare delle nozze. Gerolamo, attempato calderaio già vedovo, l'aveva chiesta in moglie mentre la donna era sulla via di ritorno da un pellegrinaggio con la madre al santuario della Madonna di Polsi. Cata, riluttante, era stata infine convinta dalla madre di Micuccio, timorosa di vederla sposa al figlio, e dalle amiche che, forse per un malinteso fin di bene, le prospettavano i vantaggi della sistemazione nel matrimonio.
A partire dall'omicidio di Gerolamo molte altre sventure si dipanano, con progressione apocalittica, fino alla catastrofe finale. Un'epidemia di spagnola decima il paese; Raffaella, l'amica di Cata, perde il figlio e il senno; la prostituta Stilla, dopo essere riuscita a sposare il becchino Nando, muore; Micuccio fa sua Cata, privandola di ogni buona reputazione e disilludendola per sempre. Infine un incendio distrugge in una sola notte l'intero abitato, e delle baracche si perde ogni traccia. Si tratta forse di una specie di catartico auspicio da parte del narratore, che vorrebbe soppresse le miserie descritte, l'inarrestabile degrado materiale e morale di una subumanità oppressa da una organizzazione sociale ingiusta.
Il romanzo, carico di un'atmosfera sinistra, quasi grottesca, offre una stilizzazione dell'immondo a tratti manierata, in un singolare e stridente impasto linguistico che mescola italiano scolastico, sostrato dialettale e diversi innesti sintattico-lessicali di origine toscana popolare. S. dovette essere conscio della disarmonia formale e di struttura dell'opera, perché la riscrisse più volte, ma senza vederla mai pubblicata in una nuova redazione, apparsa poi postuma nel 1990 presso l'editore romano Gangemi. (R.N.)

POSTILLA
Il post è un ampio stralcio dalla voce Baracche (Le) del DIZIONARIO DELLE OPERE BOMPIANI (1983). Le iniziali che indicano l'autore sono da riferirsi a Renato Nisticò.

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