24.1.10

L'articolo della domenica. Le macchinazioni di D'Alema vil coyote.

Di quando in quando qualcuno proclama che il Cavaliere è alla frutta, che il suo potere, prepotere e strapotere sono in via di esaurimento e che è necessario preparare il dopo. Temo che sia tutto un confondere le proprie illusioni con la realtà. E’ comunque certo che prima o poi, come tutte le cose di questo mondo, anche il regno di Berlusconi avrà il suo termine. Non è affatto detto che, con esso, scompaia anche il berlusconismo, malattia assai contagiosa, capace di infettare tutti i settori dello schieramento politico.

Del berlusconismo fa sicuramente parte l’idea che in politica, come in amore e in guerra, non vi sia regola che valga e che tutti i mezzi siano leciti. Immagino per esempio che D’Alema abbia trovato del tutto normale che ieri sera (sabato 23), nella trasmissione di Fazio su Rai3 (la rete, ora diretta da Di Bella, è sempre più esplicitamente al servizio della politica del Baffino), con la scusa di presentare un suo libro, gli si desse agio di intervenire a gamba tesa sulle cose di Puglia alla vigilia delle primarie e in un’ora di punta. Si trattava dell’estremo tentativo, al di fuori di ogni lealtà e moralità, di liquidare Vendola e la sua anomalia nascondendosi dietro il corteggiamento a Casini e all’Udc. Operazione con risvolti insieme comici e disgustosi: era freschissima, infatti, la notizia della condanna a quasi otto anni per gli aiutini alla mafia di uno dei più importanti caporioni del partito di Casini, quel Totò Cuffaro Vasavasa che in Sicilia gli raccoglie circa un quarto degli elettori. Di tutto ciò al furbo D’Alema sembrava non importare granché, speranzoso com’era di assestare un colpo definitivo al “nemico”.

Erano tre mesi d’altra parte che le manovre del furbacchione erano in atto, in Puglia e a Roma, da quando aveva asserito perentorio: “Vendola no. Non lo vuole Casini”. E lo aveva fatto prima ancora che Casini si pronunciasse. Aveva mobilitato in alternativa il suo amico Emiliano (sindaco di Bari), aveva convocato notabili e affaristi in tutta la Puglia (considerata suo feudo), aveva infine messo in pista il povero Boccia. Ma tutte queste manovre alle persone di sinistra e di centrosinistra e a gran parte della gente di Puglia devono essere sembrate una carognata. Vendola non ha raccolto le provocazioni, ha costantemente mantenuto il suo profilo unitario e nelle primarie alla fine ha stravinto. Aldo Tortorella ha detto una volta che D’Alema rimane spesso vittima delle sue stesse macchinazioni. E’ proprio così. E’ il “vil coyote” della politica italiana.

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