19.4.10

Il quinquennio papale del "pastore tedesco" (Stephanie Le Bars da "Le Monde" - 18 aprile 2010)

"Le Monde" di ieri ha pubblicato un articolo sul quinquennio papale di Ratzinger, che ne sintetizza in maniera eccellente contraddizioni e difficoltà. Ne propongo qui la traduzione. (S. L.L.)

Da una crisi all'altra. Così sembra procedere il pontificato di Benedetto XVI, eletto papa il 19 aprile 2005.
Nel giro di cinque anni quello che veniva presentato come un papa di transizione appare sempre più il rappresentante di un pontificato tormentato. Molte delle sue decisioni e dichiarazionihanno avuto un'eco che la personalità riservata, se non timida, di questo “vecchio” papa dal carisma incerto - ha festeggiato gli 83 anni venerdì 16 aprile – non lasciava presagire.
Già l'anno scorso l'anniversario della sua elezione era stato oscurato da una valanga di polemiche. Revoca della scomunica di vescovi integralisti, affermazioni controverse sull'Aids, silenzio dopo lascomunica di medici che avevano proceduto ad un aborto su una ragazzina brasiliana violentata: in poche settimane questi scandali avevano indebolito la Chiesa, turbato i credenti ed evidenziato ladifficoltà del Vaticano a valutare le realtà politiche ed umane.
Anche quest'anno il momento è caratterizzato dallo stato confusionale in cui si trova la Chiesa dopo la rivelazione a cascata di scandali di pedofilia e a causa della sua comunicazione inadeguata rispetto a questi eventi. “È un pontificato tragico”, è il giudizio dello storico Philippe Levillain.
Le crisi che si susseguono appartengono a diversi ordini. Alcune rivelano un ripiegamento della Chiesa su se stessa, staccata dal mondo: ad esempio la mano tesa ai vescovi integralisti, nemici giurati della Chiesa “moderna” uscita dal Concilio Vaticano II, non è stata compresa neppure da una parte del mondo cattolico europeo. Preoccupato di riassorbire l'ultimo scisma nella storia del cattolicesimo e di fare tutto il possibile per restaurare “l'unità della Chiesa”, il papa non ha adeguatamente valutato le ripercussioni di questa decisione. Le dichiarazioni negazioniste di uno dei vescovi implicati, Mons. Williamson, condannato venerdì 16 aprile a 10 mila euro di ammenda da un tribunale tedesco, hanno finito per pregiudicare la legittimità di tale iniziativa.
Allo stesso modo, l'insistenza di Benedetto XVI per promuovere la beatificazione di Pio XII, il papa discusso per il suo atteggiamento durante la Shoah, ha trovato pochi difensori.
Altre controversie rientrano invece in quello che i suoi sostenitori chiamano “il rigore” intellettuale di Benedetto XVI. Il suo discorso a Ratisbona, nel settembre 2006, che sembrava stabilire un legame intrinseco tra Islam e violenza, fa parte di quelle crisi provocate dal papa stesso. Un papa teologo, professorale, un papa del testo scritto, poco avvezzo agli abituali modi di comunicazione. Più a suo agio nella lunghezza e nella complessità che nel gesto mediatico, Benedetto XVI ha pubblicato tre encicliche, di cui l'ultima, sulla dottrina sociale, non ha certo avuto l'eco che si riprometteva.
Altre crisi (Aids, pedofilia) hanno mostrato la propensione dell'istituzione a gridare al “complotto” o all'“anticristianesimo” quando il messaggio della Chiesa non passa. Il fatto è che il discorso insistente dell'istituzione sulla morale sessuale è diventato, col passare delle generazioni, sempre meno accettabile; e gli scandali di pedofilia indeboliranno ulteriormente la sua credibilità su questi temi.
Tali episodi mettono in discussione un sistema di governo ipercentralista, non adeguato ai tempi in un mondo globalizzato e reattivo, e le cui disfunzioni sono simboleggiate dai ricorrenti problemi di comunicazione. Benedetto XVI, come i suoi predecessori, non ha realizzato la riforma della curia, i cui principaliresponsabili sono uomini con più di 75 anni. Vedono il papa ad intervalli irregolari, lavorano a compartimenti stagni, e spesso non hanno lo stesso punto di vista sui problemi. Questo modo digovernare dà spesso luogo a dichiarazioni contraddittorie, che costringono poi a scuse o sconfessioni. La mano tesa agli integralisti e la gestione degli scandali di pedofilia sono due esempi dei conflitti ai vertici della gerarchia cattolica.
L'assenza di promiscuità sociale, generazionale e sessuale tra i responsabili di una Chiesa composta di un miliardo di persone accentua il fossato che sembra scavarsi tra la Chiesa incarnata da Benedetto XVI e le società secolarizzate. Tanto più che le polemiche a ripetizione hanno oscurato dei viaggi politici piuttosto ben riusciti in Africa e in Terra Santa, così come il discorso della Chiesa, sempre ben accetto, sulla pace e sul sostegno ai più poveri e agli immigrati.
“La sua volontà di tornare ad un pontificato più modesto, centrato sui fondamentali dell'insegnamento della Chiesa si scontra con questi scandali che si susseguono”, constata lostorico Jean-Dominique Durand. “Cercando di porre le basi di una Chiesa più sana, solleva piùproblemi di quanti non ne risolva”, deplora anche Philippe Levillain.
La bufera legata alla pedofilia lascerà della tracce che ora è difficile valutare. Toccherà al successore di Benedetto XVI trarre le conseguenze di questo trauma e aprire la riflessione su dei temi (fine del celibato obbligatorio per i preti, ridefinizione del posto dei laici e delle donne nellaChiesa, collegialità e trasparenza, nuovo concilio...) che il papa attuale non ha senza dubbio né la voglia né il tempo di affrontare.

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