14.10.11

Cretinismo parlamentare (S.L.L.)

La nuova fiducia a Berlusconi copre di ridicolo Casini, Bersani e tutti gli strateghi dell’intrigo parlamentarista. I capi dell’opposizione avevano deciso una posizione dura, coerente: “Berlusconi non lo ascoltiamo, qualsiasi cosa dica la sua posizione è insostenibile. Rientreremo al momento del voto per votare contro”. Essi, fino a ieri, non mostravano di contare troppo su defezioni di deputati dell’attuale risicata maggioranza e davano in generale per scontata la fiducia al governo, lasciando tuttavia intendere che essa non significa quasi niente e che il governo resta debole e deleterio. I radicali eletti nel Pd, che da tempo cercano elementi di differenziazione dal gruppo democratico per mostrare la loro esistenza, avevano scelto di presenziare al dibattito sulla fiducia; ma l’effetto pratico della loro presenza sembrava essere nullo, giacché al momento del voto avrebbero votato contro la fiducia come tutti gli altri oppositori.
Stamattina due o tre deputati, da giorni in rotta con l’attuale maggioranza, fanno sapere che non si presenteranno al voto; altri deputati berlusconisti, leghisti o raccattati ritardano, si dice che alcuni non voteranno. Si dimostrerà un trappolone e i grandi strateghi dell’opposizione parlamentare ci cadono come allocchi: comunicano che andranno a votare solo se nella prima chiama i governativi raggiungeranno da soli il numero legale. C’è qualche ora di suspense, poi gl’incerti (ammesso che ve ne fossero) si convincono, i “fiduciosi” votano compatti e raccolgono 316 voti, sufficienti a tenere in vita. Casini, Franceschini, Sereni tentano di scaricare le colpe sui “radicali” pannelliani: avrebbero trainato con il loro voto il raggiungimento del numero legale. Costoro meritano ovviamente ogni esecrazione, ma non assolvono i capi dell’opposizione dalle loro assai più gravi responsabilità generali e specifiche.
Quelle specifiche sono evidenti: non si può stare a giocare con il mezzo dissenso, sperando perfino nei ricattatori che non ottengono il prezzo del ricatto. Ai deputati in bilico si fa un appello politico, si chiede un contributo al chiarimento di una situazione insostenibile, ad essi si chiedono scelte alla luce del sole. Tentare di battere Berlusconi sul terreno della lusinga, della pressione, della compravendita è, oltre che moralmente discutibile, segno di imbecillità politica.
Sul piano più generale, se si dice (e molti lo dicono) che questa maggioranza è tenuta in piedi con metodi indecenti, che ogni giorno di Berlusconi al governo è un danno per i cittadini, bisogna essere conseguenti: bloccare le attività parlamentari, promuovere la protesta nelle piazze fino alle dimissioni. In situazioni di emergenza come l’attuale un simile comportamento è lecito perfino ai moderati. Se non lo si mette in atto si dimostra una ancora più grave imbecillità politica.
Una volta c’era un nome per definire questa patologia delle opposizioni di sinistra che privilegiano gli ostruzionismi, i tranelli regolamentari, le furbizie procedurali, le tattiche d’aula, i giochi di corridoio (o di Transatlantico), le persuasioni occulte. La si chiamava “cretinismo parlamentare”. L’espressione l’aveva coniata Lenin.   

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