27.10.11

In volo o a piedi? (da "micropolis" ottobre 2011)

E’ qui postato con un titolo leggermente diverso l’editorialino di spalla di “micropolis”, oggi in edicola con “il manifesto”. Il pezzo è senza firma, ma è forse attribuibile al direttore Stefano de Cenzo. (S.L.L.)
Forse l’accusa mossa a Massimo D’Alema dai pm della Procura di Roma per “finanziamento illecito ai partiti” verrà archiviata, forse no. L’addebito, come è noto, riguarda cinque voli privati, offerti gratuitamente dalla Rotkopf Aviation di Viscardo Paganelli, uno dei quali effettuato in occasione della campagna elettorale in favore della governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini.
I “passaggi”, di per sé risibili, assumono tuttavia un carattere ambiguo in quanto si inseriscono nella vicenda di tangenti che, in estate, ha portato in carcere Paganelli, il quale ha poi patteggiato, e che vede coinvolti, tra gli altri, Franco Pronzato, ex consigliere di Enac ed ex responsabile nazionale per il trasporto aereo del Pd, anche lui rimasto agli arresti per tre mesi, e Vincenzo Morichini, folignate, amico stretto di D’Alema (per lungo tempo hanno condiviso la barca Ikarus), fundraiser dell’Associazione Italiani Europei, consulente e lobbista, ex dirigente di Ina-Assitalia, al quale Paganelli avrebbe pagato le tangenti. Il legale dell’ex presidente del consiglio ha affermato, fiducioso, che tutto è stato chiarito, che il passeggero era convinto che i voli fossero stati pagati dall’amico di sempre; lo stesso D’Alema in estate, allorché il fatto era diventato di dominio pubblico, aveva sarcasticamente dichiarato: “Se avessi saputo quello che è emerso, sarei di certo andato a piedi”.
A piedi o in volo, il problema rimane ed è quello di una fitta rete di rapporti lobbistici che emerge in presenza di un vuoto della politica o meglio, per essere più precisi, di una politica che continua ad occupare spazi senza svolgere alcuna funzione se non quella di autoconservarsi. In questo contesto è quasi inevitabile che la dimensione affaristica risulti preponderante, se non esclusiva. L’Umbria, non ci stancheremo mai di ripeterlo, non è immune, tutt’altro, e le inchieste giudiziarie in corso (a breve si attende la decisione per l’eventuale rinvio a giudizio degli indagati eccellenti di “sanitopoli”) non fanno altro che portare in superficie la punta di un iceberg.
Una lunga stagione di governo regionale si è ormai chiusa, ma il futuro è alquanto incerto. Da questo punto di vista la crisi economica, per quanto pesante, potrebbe rappresentare un’opportunità di cambiamento di un modello ormai non più proponibile, un investimento per il futuro, sempre che si voglia veramente rompere con il recente passato.

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