17.7.12

1658. Genocidio nella Martinica francese (di Louis-George Tin)

Da un articolo da “Le Monde”, recensione di un recente volume francese su Bartolomé de Las Casas, il missionario spagnolo che si batté per i diritti delle popolazioni autoctone dell’America centrale e meridionale, riprendo un breve passaggio sul genocidio della Martinica. (S.L.L.)
Lo si dimentica spesso: la Francia partecipò all’eliminazione dei popoli amerindiani. Si dibatte senza fine per sapere se i massacri commessi dagli Spagnoli nel Nuovo Mando costituiscano un vero e proprio genocidio. Nel caso dei Francesi la realtà è poco contestabile. Infatti, in Martinica, la guerra del 1658 contro i Caraibici approdò ad una epurazione etnica che mise fine alla presenza amerindiana nell’isola. Ma quel genocidio non è percepito come tale, poiché è un genocidio molto piccolo (qualche migliaio di individui “appena”), ed è un genocidio ben riuscito (di colpo, senza sopravvissuti per testimoniare o chiedere riparazioni).
In Martinica, la mia isola natìa, quando si evoca la triste sorte dei Caraibici, si mette in campo la figura eminente di Bartolomeo del Las Casas, il difensore degli Amerindiani. Ma chi ha dormito male ricorda che egli preconizzò il ricorso a schiavi africani per rimpiazzare gli indigeni nelle miniere e nei campi. Anche se se ne pentì, più tardi…

Da “Le Monde”, 22 giugno 2012. Louis-Georges Tin, Le cas Las Casas  (Il caso Las Casas), Trad. SLL

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