17.7.12

Monteverde (di Franco Arminio)

Franco Arminio si definisce paesologo, ma il pezzo che segue – dice – non rientra del tutto nella sua specializzazione. E’ stato scritto per il “Corriere della Sera” per essere inserito nella pagina dei viaggi. Sicuramente funziona. Io non ho mai visto Monteverde, né ne avevo prima letto o sentito parlare; adesso voglio andarci. Ma il pezzo di Arminio mi ha indotto anche una riflessione generalizzante. Il lavoro che fa lui, di riscoperta, potrebbe essere fatto, con buoni risultati, in molti paesi della Sicilia e del Mezzogiorno d’Italia. Forse dovrebbe essere organizzato. (S.L.L.)
Il lago di San Pietro a Monteverde (Av) - Foto di Michele Pelosi
È il paese più orientale della Campania. Se Napoli è più a est di Trieste, figuriamoci Monteverde. Quando penso a questo paese mi vengono in mente due cose, due cose che spiccano da lontano: la sagoma del castello e un silos giallo. Per tutto il mese di agosto nel lago San Pietro, da alcuni anni, viene allestito uno spettacolo dedicato alla vita di San Gerardo. È un’operazione che vede coinvolti in forma di volontari anche tanti ragazzi del posto e questa è sicuramente una cosa buona. Monteverde merita di essere raggiunta fin dal mattino. Prima di San Gerardo c’è da godersi il paesaggio che circonda il paese. Da un lato c’è il grano, un grande spazio senza palazzineria, una vera rarità ormai anche in Irpinia. Dietro il paese, per chi viene da occidente, c’è una vera e propria selva ottocentesca. È singolare che un paesaggio di tanta bellezza non sia stato ancora perimetrato come parco. La cosa che colpisce del bosco di Monteverde è il fatto che pur essendo praticamente attaccato al paese, ti dà l’impressione di essere in un tempo lontano. Puoi vedere a spasso i cinghiali, puoi vedere pietre antichissime, reliquie di un’inquietudine geologica che non c’è modo di placare. In un’altra zona si possono ammirare i resti di una cinta muraria, le Mura Pelasgiche.
In questi paesi che adesso sembrano recintati da una mesta agonia, c’è stato un tempo in cui la vita pulsava con vigore. Dall’alto si vede benissimo Melfi, col suo castello firmato da Federico II e col prodigioso campanile. Questa visione ti fa capire che Monteverde si trova nella regione Campania per errore. I ragazzi vanno a scuola a Melfi. E anche per la salute ci si rivolge alla Lucania: agli ospedali dell’Irpinia d’Oriente non ci crede neppure chi ci lavora dentro. Molti non lo sanno ma hanno origini monteverdesi personaggi noti come Santoro e Draghi. Purtroppo da queste parti non è che sia servito a molti avere santi in paradiso.
Monteverde è l’esatto opposto di San Giorgio a Cremano. Dalla massima densità abitativa alla minima. E allora c’è solo da aspettare pazientemente che si compia il travaso, che poco alla volta i campani della costa si decidano a migrare verso l’interno. È un processo inevitabile ed è bene cominciarlo adesso. Ed è anche conveniente. Una casa in Irpinia d’Oriente costa quanto un posto macchina a Napoli. E oltre alla casa si può godere di un luogo in cui l’aria è pulita e non ci sono problemi per parcheggiare. Perfino chi ha gusti estetici raffinati può trovare soddisfazione. Oltre al castello, appartenuto ai Grimaldi di Monaco, c’è una bellissima scalinata, una piccola piazza di Spagna per i neorurali che in Campania stentano a venir fuori. Se Monteverde fosse nel nord Italia sarebbe un paese pieno di turisti. Nella nostra regione siamo ancora troppo legati ai luoghi firmati. La bellezza e la fama di un luogo non sempre bastano a farci stare bene. Qualche giorno fa ero ad Amalfi. Sotto la meraviglia del duomo c’era il solito tappeto di negozi e turisti che si vede ovunque. E poi lì non c’è spazio. Lo sguardo s’infrange contro la montagna. È vero che dall’altra parte c’è il mare, ma il mare non tutti lo capiscono e io sono tra questi. Io capisco la terra, gli spazi vuoti, capisco l’altura. In poche parole capisco luoghi come Monteverde e quando ci vado mi sento assai meglio di come mi sento nei luoghi rinomati. Posso stare sulle panchine assolate della piazza in cima alla scalinata. Posso andare a visitare il laboratorio di costruzione e restauro di organi, uno degli ultimi nell’Italia meridionale. Posso andare sulle rive del lago. A parte lo spettacolo dell’acqua, è un luogo che da solo vale una visita, meglio ancora se ci andate quando non c’è nessuno, cioè in quasi tutti i giorni dell’anno, a parte agosto. Sembra un pezzo di paesaggio canadese. Il bello è che in pochi minuti si cambia scenografia e ci si trova in una sorta di Puglia ad alta quota. E sono proprio i pugliesi, assieme ai lucani, a frequentare maggiormente Monteverde nei giorni in cui c’è lo spettacolo dell’acqua. Gli irpini non ci vanno, sono spaventati dalla distanza. E poi c’è un persistente razzismo demografico: dal paese grande sembra sconveniente andare in quello più piccolo. Una volta c’erano frequenti traffici per matrimoni e per lavoro. Adesso si guarda direttamente alle città. I paesi sono considerati da chi li abita luoghi in cui non c’è niente ed è un errore sempre, un errore particolarmente grave nel caso di Monteverde.
Abbiate cura di andarci, non ci sono attrezzature per turisti. Per mangiare non ci sono problemi, per dormire dovete un poco arrangiarvi, ma il vostro sarà il viaggio di chi cerca qualcosa di meno, non qualcosa di più.

Dal sito “Comunità provvisoria” - 14 luglio 2011

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