27.2.16

"Cicettu" (S.L.L.)

L'etimologia è da studiare, ma cicettu era nella nostra parlata campobellese il basco. Non quello che si allargava sulla testa e che potevi far penzolare da una parte, il basco dei pittori, dei baschi, dei paracadutisti, di Che Guevara; ma quello più piccolo, che si adattava come calza al cucuzzolo della testa, donde sporgeva quella sorta di peduncolo (pidicuddru), che qualcuno chiamava pirriciuciu come il pisellino dei neonati: il basco dei collegiali e dei seminaristi, di qualche prete e di Pietro Nenni.
In paese lo portavano in pochi ed era considerato una sorta di eccentricità. I più portavano lu tascu, cioè il berretto, quasi d'obbligo tra i contadini. La birritta vera e propria era quella col fiocco, detto giummu, ed era poco usata. Tra i taschi prevaleva al tempo della mia infanzia il nero: con la guerra recente c'era stato quasi sempre un lutto in famiglia e il berretto non si cambiava spesso. Era in genere di lana buona per durare molti anni. Veniva un po' preso in giro l'artigiano o il contadino quando indossava lu cappieddru” tipico dei galantuomini, dei professionisti e, in generale, dei più agiati; ma il fatto, talora, segnalava l'avvenuta promozione sociale.

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