24.2.16

L'avventura del Leone. Le Assicurazioni Generali da Kafka a Merzagora (G.C)

Da “Pagina 99” riprendo un'utile schedina storica che corredava un articolo di Gabriella Colarusso sulle Assicurazioni Generali. C'è un'inesattezza attribuita allo storico Sapelli: Merzagora non fu mai presidente della Camera, ma del Senato. (S.L.L.)

Non solo polizze, finanza, capitali. L’avventura del Leone è stata anche, a cavallo tra Ottocento e Novecento, e per tutto il secolo breve, una storia di grandi politici, scrittori e poeti.

Le Generali nacquero nel 1831 a Trieste per volontà di Giuseppe Lazzaro Morpurgo, ebreo di Gorizia figlio di un industriale della seta. Il papà avrebbe voluto avviarlo agli studi giuridici, ma il ragazzo aveva un altro sogno: creare a Trieste, città allora ancora asburgica e con un vivacissimo mercato assicurativo (vi avevano già sede venti compagnie), una società che operasse in tutti i rami assicurativi, non solo in quello marittimo, e che avesse una vocazione europea. Il quartier generale si insediò a Trieste ma furono create altre due direzioni a Milano e Venezia (da quest’ultima fu in seguito adottato il simbolo del Leone, che andò a sostituire il primo marchio delle Generali, l’Aquila simbolo dell’impero austroungarico), rimaste poi centro dell’attività delle assicurazioni anche nel Novecento.
Tra i fondatori e primi dirigenti del Leone non c’erano «intellettuali come potevano essere i Marchesano o i Frigessi di Rattalma che erano della Ras» (la compagnia gemella oggi inglobata in Allianz), racconta lo storico Sapelli, ma la compagnia triestina è stata la fucina di ottimi «gestori, personaggi come Enrico Randone o come Cesare Merzagora, ex presidente del Comitato nazionale dell’economia durante la Resistenza e poi ex presidente della Camera, senatore a vita, grand commis, mai supini ai voleri di Mediobanca».
Fu Merzagora, alla guida delle Generali dal 1969 al 1979, a volere come numero due della compagnia Randone, napoletano, una vita spesa nelle Assicurazioni con l’idea che prima di tutto venissero il rispetto per i clienti e per gli azionisti, la buona amministrazione.
L’altro grande capo delle Generali, nel Novecento, è stato Antoine Bernheim, finanziere francese amico e sodale di Enrico Cuccia, con cui costruì, attraverso la cassaforte lussemburghese Euralix, l’assetto di controllo delle Assicurazioni che è rimasto in piedi fino agli anni Dieci del 2000.
Ma la storia del Leone è stata attraversata anche da grandi letterati. Il più noto è senza dubbio Franz Kafka, che lavorò nella sede della compagnia a Praga, nel 1907, ma non ottenne di essere trasferito, come avrebbe voluto, a Trieste. Cosa che riuscì invece a un altro scrittore – e matematico – praghese che fu dipendente di Generali, Leo Perutz, autore, tra le altre opere, de Il miracolo dell’albero di Mango, da cui è stato tratto un film con la regia di Biebrach, anche se il suo lavoro forse più apprezzato fu il romanzo Dalle nove alle nove. Per il Leone lavorò anche Marisa Madieri, scrittrice fiumana e compagna di Claudio Magris, autrice di un romanzo molto bello sul tema dell’esilio, Verde acqua (Einaudi), in cui racconta il dramma dell’esodo da Fiume e la vita nel Silos di Trieste dove trovarono rifugio i profughi istriani e fiumani.

Pagina 99, 19 gennaio 2015

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