27.11.09

Il mulo e le bombe (da "The good war" di Studs Terkel)


Una sera in un club di Chicago il bluesman Big Bill Broonzy cantava un blues sul dolore di un mezzadro a cui muore il mulo. Quattro giovanotti sofisticati si alzarono ostentando noia e se ne andarono. Big si mise a ridere. Rideva sempre in momenti simili - forse per non piangere.
"Che ne sanno quei ragazzi di che cosa è un mulo? Non ne hanno mai visto uno. Non possono capire una cosa di cui non sanno niente. Quand'ero in Europa, ho visto tutti quei posti bombardati - Milano, Amburgo, Londra. La gente mi raccontava i bombardamenti. Che ne so io, di un bombardamento? Le bombe le ho viste solo al cinema. La gente aveva paura, piangeva: gli distruggevano la casa. Come posso io capire una cosa simile? Sulla mia testa di bombe non ne sono mai cadute.
Lo stesso questi ragazzi. Non gli è mai morto un mulo a loro. Non hanno idea di quello di cui sto parlando.

Postilla
Il brano è tratto dalla recensione, di Sandro Portelli, di un libro di Studs Terkel, musicologo e storico statunitense. Portelli paragona il lavoro di scavo dell'americano a quello di Nuto Revelli. E' di Portelli, ovviamente, la traduzione del brano di Terkel. Ho ritrovato il tutto in un ritaglio de "il manifesto" senza  data. L'anno dovrebbe essere il 1985.

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