16.11.09

Il discorso di Celso, nemico di Origene.


Nella letteratura cristiana antica sia in lingua greca che in lingua latina l'apologetica (da apologìa, difesa) è, insieme, un "genere" e un "periodo". E' appunto "apologetica" un'opera che difenda la nuova fede cristiana dalle accuse dei tradizionalisti e dei pagani. Spesso questa difesa segue dei canoni precisi, con un repertorio sistematico di argomenti e di argomentazioni tale da identificare un vero e proprio modello di scrittura, un genere letterario, appunto. E' detto "dell'apologetica" anche il periodo storico, più o meno corrispondente al secondo e terzo secolo dell'era volgare, in cui questo genere fu il più importante tra quelli praticati tra gl'intellettuali cristiani.
Sebbene non manchi testimonianza di qualche opuscoletto esplicitamente diretto contro la nuova religione, gli attacchi dei letterati antichi al credo cristiano (cui spesso è accomunata senza troppe distinzioni l'antica fede giudaica) sono più spesso contenuti in opere più ampie con una maggiore varietà di argomenti. Uno dei libretti di accusa dell'antichità oggi più conosciuti è l'alethes logos (il "discorso vero" o, meglio, la "parola di verità") di un non meglio conosciuto Celso, in lingua greca, presumibilmente scritto intorno al 180, visti i riferimenti che contiene.
La notorietà dell'opera è legata alla sistematica confutazione che ne fece, in ben otto libri, il grande apologista cristiano Origene, conosciuta con il titolo latino Contra Celsum, ma in lingua greca. All'opera di Origene, ricchissima di citazioni, risale l'operazione editoriale che la casa editrice Adelphi, per la cura di Giuliana Lanata, ha realizzato nel 1987. Collazionando le citazioni contenute nel testo di Origene in un ordine congetturale la studiosa messo insieme un testo che, con le inevitabili lacune e forse con qualche interpolazione, dovrebbe assomigliare a quello di Celso. Il lavoro deve essere stato molto impegnativo, perchè nel terzo secolo dopo Cristo non si usavano le virgolette, per cui talora non è possibile distinguere nettamente quello che è, alla lettera, opera di Celso e quello che è parafrasi o sintesi operata dall'avversario. Il risultato è tuttavia molto buono: il testo ha una sua coerenza e, per chi è appassionato della materia, si legge con facilità e gusto.
Celso, bollato da Origene come epicureo, è piuttosto un seguace di Platone, la cui cultura e mentalità riflettono quelle della media Accademia. Le prime accuse di Celso al cristianesimo sono quelle comuni ai testi del genere (spesso poi ripetute nel tempo). La dottrina dei cristiani appare a Celso rozza e assurda, specie a proposito della resurrezione di Gesù, dei suoi miracoli e delle sue parole profetiche, lette come prova della sua divinità. A Celso tutto ciò appare male documentato e perciò credenza di fanatici: "Vediamo anche nelle case private lanaiuoli, ciabattini, lavandai, insomma le persone più rozze e ignoranti, che di fronte ai loro padroni più anziani e più assennati non riescono ad aprire bocca; ma quando poi riescono a prendere da parte i loro figli e qualche donnetta priva di comprendonio fanno discorsi stupefacenti". Il testo la dice lunga sul carattere classista delle accuse alla "setta" dei cristiani, ma Celso non segue la tendenza a criminalizzare. Non cita nè critica le perversioni che venivano dall'ignoranza di certi sapientoni attribuite ai cristiani: i riti cannibalici, la comunione dei beni e delle donne, le orge incestuose. L'attenzione di Celso del resto non riguarda i comportamenti veri o presunti dei cristiani e neppure i loro riti, ma le loro credenze.
Paradossalmente (ma non troppo) i momenti meglio scritti e più convincenti del libro di Celso risultano quelli "apologetici", di difesa dalla nuova religione della grande tradizione classica, più filosofica che religiosa. Quel po' di buono che può esserci nel cristianesimo per Celso viene da Platone, dalla sentenza di Gesù contro i ricchi ("è più facile che un cammello etc.") al socratico "porgere l'altra guancia". Ma lo spiritualismo ripreso dalle opere di Platone viene poi inquinato dai cristiani con tutti quei riferimenti al corpo, alla "carne": l'incarnazione, la resurrezione etc..
Ai cristiani Celso propone una scelta radicale, quella che "vuole la ragione": o prendere il vangelo alla lettera, rispettandone le prescrizioni, o restare nel mondo rispettandone le regole, anche quelle contrarie alla loro dottrina, incluso l'omaggio sacrificale all'imperatore".

1 commento:

Eva Martini ha detto...

Molto interessante, grazie. Ho provato ad approfondire un pò, prima di prendere il libro di Adelphi. Credo che Celso fosse un convinto amante degli dei romani, e che quindi, per salvare l'impero, facesse anche propaganda contro i Cristiani. All'oggi dico che i suoi ragionamenti non fanno una piega, e per che, che sono una ricercatrice di verità, leggere del discorso vero, accende sempre più la mia brama di sapere. Se solo fossimo sicuri che Gesù sia nato da un adulterio e che sia stato educato dai sacerdoti egizi, allora si potrebbero anche dedurre molte cose. Saranno certezze che avremo solo nell'aldilà? Sarebbe un vero peccato, perchè non so se riuscirò a tornare qui e raccontarvi tutto!! :)

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