28.9.11

Tasse alle coop: la vendetta del cretino (Re. Co."micropolis" settembre 2011)

Giovanni Giolitti
La manovra finanziaria che la Bce ha richiesto e che il governo ha, a suo modo, realizzato è stata l’occasione per grandi e piccole vendette. La prima nei confronti dei lavoratori, con la modifica sostanziale dell’art.18 dello Statuto che consente ai padroni di licenziare liberamente, naturalmente con l’assenso dei sindacati filogovernativi. La seconda - meno evidente, ma ugualmente grave - è l’aumento del 10% del carico fiscale sugli utili delle aziende cooperative.
Lo diciamo subito, le strutture cooperative non sono esenti da critiche e per lunghi periodi hanno teso a configurarsi come imprese al pari delle le altre, spesso nel settore dei servizi e della produzione sono destinatarie di finanziamenti clientelari, volti più a garantire un blocco elettorale che a sviluppare momenti di democrazia economica (quanto viene fuori dall’inchiesta di Sesto San Giovanni fa scuola). Tuttavia non v’è dubbio che ci siano sostanziali differenze con le altre tipologie d’imprese.
La prima è l’ampia base associativa, la seconda è la destinazione degli utili che non possono essere ridistribuiti tra i soci, ma devono essere destinati allo sviluppo dell’impresa con conseguenti ricadute sull’occupazione. Non basta che il taglio dei finanziamenti degli enti locali, dei servizi e dei consumi penalizzi l’insieme del mondo cooperativo, si tende ad incidere anche su quello che rappresenta un volano per gli investimenti e che garantisce la crescita delle imprese del settore.
In Umbria la cosa ha una sua rilevanza e rappresenta un colpo all’insieme del sistema economico regionale. Le imprese cooperative sono circa 900 di cui circa 700 aderenti alla Lega coop, la centrale storicamente di sinistra. In queste ultime oltre il 65% degli occupati si concentra nel settore dei servizi, per una metà in quello dei servizi alle imprese.
Le aziende che aderiscono a Legacoop avevano nel 2006 poco più di 13.000 addetti, quasi 500.000 soci e il valore della produzione raggiungeva 2,8 miliardi di euro. Insomma un settore centrale nella vita economica dell’Umbria.
Colpirlo rappresenta non solo una vendetta, ma una dimostrazione di stupidità che mette in discussione uno dei pochi momenti di coesione sociale che ancora funzionano. Rappresenta anche un’ulteriore smentita del verbo neoliberista secondo cui risparmio e profitto si tramutano “naturalmente” in investimento. In un settore in cui, tutt’altro che “naturalmente”, questo si realizza, non si trova meglio da fare che decretare penalizzazioni.
Viene spontaneo il confronto con Luigi Luzzatti il ministro di Giolitti che fece la prima legge sulla cooperazione, riconoscendone la particolare natura.
Quello era un liberale intelligente, questi dei liberisti cretini.

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