13.1.13

La neoavanguardia (di Franco Fortini)

Quella che segue è l’ultima parte del lemma Avanguardia nell’Enciclopedia Europea realizzata nei primi anni Ottanta dall’Editore Garzanti. (S.L.L.)
Franco Fortini
Nel nostro paese, il rapporto con l’avanguardia storica era stato interrotto dal ventennio fascista; e quando sul finire degli anni Cinquanta, si sono avute le prime manifestazioni di tendenze di nuova avanguardia, esse sono state, quasi sempre, poco più che riporti di quelle straniere. Un'attenta e puntigliosa discussione teorica nel corso degli anni Sessanta (E. Vittorini, U. Eco, E. Sanguineti e altri) e una documentata informazione (G. Dorfies) hanno rapidamente recuperato il «ritardo» su paesi di più vivace tradizione avanguardistica; e le forme della nuova avanguardia sono entrate nel repertorio e nel deposito delle forme correnti, in ogni parte d'Italia.
Le manifestazioni della neoavanguardia hanno ripreso dall'avanguardia storica soprattutto la categoria, e il mito, della vitalità da contrapporre alla razionalità. Vi debbono scomparire arte e letteratura in quanto distinte da altre forme di conoscenza. Ma le maggiori novità della nuova avanguardia sembrano essere la stabilizzazione (le ondate del movimento si susseguono regolarmente da oltre un quarto di secolo), la ciclicità (si ripetono, indotte più o meno direttamente dal mercato, le fasi di emersione e di occultamento di tendenze e di gusti che possono tutti essere considerati di avanguardia); la pervasività (quali che siano i conflitti interni e concorrenziali alla nuova avanguardia, nulla le è estraneo, lo spazio del «tradizionale» è divenuto un settore dell'avan¬guardia, grazie all'avanguardistico concetto di kitsch) ; la fungibilità (le varie forme di avanguardia tendono ad avere livelli equivalenti e sono reciprocamente sostituibili) ; la rapida obsolescenza (conseguenza della ciclicità e fungibilità) e l'altrettanto rapida accademizzazione (o passaggio alla esegesi, glossa, repertorio). La contesa sulla nuova avanguardia deve essere considerata, in Italia come altrove, chiusa. Si è giustamente parlato di « tradizione del nuovo». Se l'avanguardia storica interpretò la fase imperialistica e quella delle antitesi rivoluzionarie; la nuova avanguardia riflette la fase storica dell'espansione neocapitalistica delle multinazionali, della trasformazione di alcuni paesi socialisti in sociotecnocrazie, della distruzione ecologica e antropologica e della guerra civile e cronica a livello planetario. Si può dire che la nozione stessa di avanguardia scompaia quando non esista più o non sia chiaramente identificabile un moto storico dominante, unitario e riconoscibile.

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