22.1.13

Festival di Sanremo 1987. Beppe Grillo difende Pippo Baudo e va in montagna con Benni (O.D.B.)

Nel 1987 era molto attesa la presenza di Beppe Grillo al festival di Sanremo, ma qualche giorno prima, durante una trasmissione di presentazione, in uno dei suoi monologhi, oltre a protestare contro una centrale nucleare, aveva osato irridere il potentissimo Craxi, a proposito del viaggio in Cina per cui il capo del Psi s’era trascinato dietro un esercito di nani e ballerine con costi che a quel tempo erano sembrati assurdamente alti. Questa mancanza di sobrietà aveva oscurato il significato politico ed economico del viaggio: se si pensa al successivo impetuoso sviluppo della Cina, forse la ricerca di rapporti privilegiati non era un’idea così peregrina.
Era il tempo in cui il socialista Pertini aveva negato la stretta di mano ad alcuni ladroni tangentisti del Psi in Liguria e Craxi si era risentito. Grillo aveva tra l’altro raccontato una barzelletta ove un Craxi gasatissimo parlava a Martelli della Cina come di un grande paese socialista, con ottocento milione di cittadini. Il ragazzo di bottega aveva chiesto: “Tutti socialisti?” e Craxi aveva assentito: “Si, tutti socialisti”. E Martelli: “Allora a chi rubano?”.
Benché invitato e sostenuto da Pippo Baudo, direttore artistico e conduttore di quella edizione di Sanremo, Grillo venne escluso da Sanremo. L’intervista di Oreste del Buono su “la Repubblica” sente la versione dell’attore e del suo agente. Riletta oggi, mi ha molto incuriosito e divertito. Il Benni di cui si parla è lo scrittore Stefano che fu a lungo colonna del “manifesto”. Allora con Grillo erano amicissimi, oggi non so. (S.L.L.)
Beppe Grillo in una foto degli anni Ottanta
"No, non seguirò Sanremo in televisione" dice il Grande Escluso, al secolo Beppe Grillo "vado in montagna con un mio amico. Dobbiamo scrivere questo soggetto per il mio prossimo film. Un film sulla contaminazione nucleare, però, non da piangere, da ridere. Ad ogni modo, ci tendo a dire una cosa alla vigilia di Sanremo. Io sto con Pippo, Pippo Baudo e io siamo amici da tanto tempo. Abbiamo anche l'agente in comune, Marangoni detto Cencio, di Bagnacavallo...".
Marangoni è presente e sorride mitemente. L' altro uomo del clan Grillo, il fedelissimo Grasso il Fiorista invece non sorride, non si abbandona. La corte di Grillo è tutta qui. Una corte abbastanza ridotta. Viene da pensare come avrebbe potuto sostenere la prova di Sanremo dove Baudo si è portato centocinquanta anime.
"No, ora non mi credete" riprende Grillo, stringendo gli occhi come quando sta per dire una cattiveria, e, invece, emana soavità "ma io sono veramente preoccupato per Pippo. Non vorrei davvero che, siccome non ci sono io, facesse un colpo di testa. Si sa, siciliano, focoso" si sporge in avanti, verso la possibile direzione di Sanremo, cambia anche due o tre volte orientamento per esser più sicuro che la raccomandazione raggiunga più agevolmente il destinatario, si porta una mano alla bocca per garantire maggiore risonanza alle sue parole. "Sta calmo, Pippo, non lasciare che i sentimenti l'abbiano vinta. Resisti, sii forte, fa il tuo dovere come solo tu sai fare. E ricordati, costi quel che costi, lo spettacolo continua. Deve continuare, è la legge della vita. Dopo tutto, non è successo nulla, un normale incidente di percorso".
Ci guarda, i pochi che stanno al bar dell'Hotel Principe e Savoia, guarda soprattutto Marangoni. Dice: "L' unico che ci ha veramente sofferto quel sabato fatale è stato lui l'Agente. Perchè io me ne sono accorto che qualcosa andava male dal cambiamento della gente in sala. Il pubblico davanti al televisore vede solo quello che gli fanno vedere, ma quelli in sala vedono Pippo quando se la prende, il nervosismo generale che si diffonde e la sala diventa un concentrato di disagio. Io mi ero messo in testa di poter aver suscitato qualche malumore con la tirata sulla centrale nucleare di Caorso, e mi dispiaceva persino, correvo il rischio di essere scambiato per un verde. Quando ho finito ho percepito il gelo che mi circondava. Così ho tagliato la corda, ma Marangoni è restato come ostaggio".
C'è qualcosa che può scalfire il mite sorriso dell'Agente? Ha un poco l'aspetto del pugile che ha superato molte battaglie, ma ancora sa controllare gli assalti altrui. A ogni modo, non fa la faccia cattiva al ricordo di quel sabato d' inferno che ha procurato quest'ultima esclusione di Grillo dal Festival di Sanremo. "Giuro che non pensavo che ci potessero essere guai per quel poco d'informazione sul viaggio di Craxi e dei suoi cari in Cina" dice ancora Grillo. "Quest'esclusione sarà politica? Io non lo dico. Io non faccio satira politica. Io faccio solo un poco di satira di costume. Forse neppure di satira di costume. Scambio delle informazioni con il pubblico. Che ero escluso da Sanremo, l'ho letto sulla Notte. Poi il resto me l' ha raccontato Marangoni. Una vendetta? Non usiamo parole grosse".
E' vero che non c'era un contratto, non c'era nulla di nero su bianco. "Io, i contratti, a volte, li firmo il giorno dello spettacolo, a volte dopo. E poi non l'ha detto anche la Rai che la Rai non c'entra nella mia esclusione? C'entra Ravera Figlio. L'ha detto anche Ravera Figlio che c'entra solo lui. Sanremo quest'anno è così complesso. Per l'ultima sera ci vorranno almeno sei ore di trasmissione. I cinque minuti che avrei fatto io avrebbero squilibrato tutti i rapporti. E poi quest'anno ci son tutti comici stranieri, cosa ci faceva un comico italiano? Avrebbe fatto solo casino. Dunque Ravera Figlio ha preso l'unica decisione giusta: prevenire non reprimere. E' un buon esordio, Sanremo non è della Rai, una certa autonomia deve sempre mostrarla. Dunque, via Grillo. E pensare che Pippo, pur di avermi in trasmissione era disposto ad abbreviare tutte le cerimonie, "Benvenuti signore e signori", eccetera l'avrebbe sostituito con un "ciao", e nel tempo guadagnato avrei potuto esibirmi io".
Beppe Grillo è più serafico di quando ha girato quel film così bello che è Cercasi Gesù di Luigi Comencini. Irradia benevolenza e amicizia per tutti. Non pare preoccuparsi per il suo futuro. Non ci può essere un suo futuro senza Rai. "Io con la Rai ci sono nato, è la Rai che mi ha dato tutto. Vorrei darle anche di più. Ma è difficile trattare con la Rai. Cos'è la Rai esattamente? Io sono solo. Al massimo ho vicino il mio Agente Marangoni che è anche l'agente di Baudo ma unicamente per le serate. Al massimo ho vicino Grasso il Fiorista ma lui sta sempre zitto. E la Rai sono tanti, è una moltitudine, stringi, stringi, non trovi nessuno con cui parlare veramente. Eppure io avrei un progetto, per non combinare altri guai. La satira, sempre non politica, per carità, la satira di costume telepatica. Io guardo il pubblico in silenzio, ma significativo, e poi con la manina lo minaccio o lo approvo. Potrebbe essere la soluzione, no?".
Insomma, il Grande Escluso non protesta? Proprio nulla? Tutti amici?
"Perché dovrei protestare? Me ne vado in montagna con il mio amico Stefano Benni, scriviamo questo soggetto di film insieme. Ci divertiremo moltissimo. Si svolgerà in una Centrale Nucleare Moderna Modernissima. Non come Caorso. Come la Centrale del Latte vicino ad Asti, fa molto più paura delle normali centrali nucleari. La Grande Centrale Modernissima è messa in crisi da un piccolo topino che mette tutto in discussione. Ed ecco che arrivo io che faccio il Grande Derattizzatore. E' una storia contemporanea".
La qualifica di Grande Derattizzatore gli ha fatto chiudere gli occhi per voluttà. Satira di costume telepatica? D'improvviso, vedo il Grande Escluso Grande Derattizzatore a Sanremo. L'immagine è forte, convincente e ruggente. I topi, di colpo, hanno smesso di cantare e ballare e presentare. Credo che la satira, sia pure solo di costume, non politica, telepatica sia da proibire d' urgenza.

"la Repubblica",  04 febbraio 1987

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