8.9.19

Quando la scienza batte i proverbi. Non sempre l’occasione fa l’uomo ladro (Gianluca Mercuri)

Alain Cohn, Università del Michigan, Chicago

Uno dei motivi per cui frasi fatte e proverbi andrebbero evitati in un testo di qualità è che, oltre a denotare pigrizia intellettuale e scarsa facondia, esprimono spesso autentiche boiate. Prendete per esempio l’occasione fa l’uomo ladro, manifesto del cinismo italico e della rassegnazione al pessimismo e alla diffidenza. Per fortuna c’è la scienza, quel mix portentoso di pazienza, esperienza e competenza che porta a rovesciare i cliché più radicati. Anche nella scienza stessa, a seconda dei diversi approcci. Quello razionalista, per esempio, sposa di fatto la presunta saggezza popolare nel ritenere che interessi materiali e calcoli personali prevalgano necessariamente su considerazioni di natura collettiva. L’approccio comportamentista, invece, rifugge dalle teorie prefabbricate e valuta la condotta individuale come unica unità di analisi accettabile.
È comportamentista, non a caso, l’artefice di un clamoroso studio pubblicato da “Science” e ripreso dalla Bbc, l’economista Alain Cohn dell’Università del Michigan. Lui e il suo staff hanno condotto per tre anni — dal 2013 al 2016 — uno studio gigantesco, che ha coinvolto 355 città di 40 Paesi e, soprattutto, 17 mila portafogli. I partecipanti alla ricerca li smarrivano apposta, lasciandovi all’interno i bigliettini dei presunti proprietari, partecipanti a loro volta. Ebbene: in 38 Paesi su 40 — cioè tutti tranne Perù e Messico — la probabilità che i portafogli venissero restituiti si è rivelata maggiore quando contenevano denaro. Non solo: più soldi c’erano, più aumentava il tasso di restituzione. L’onestà e l’altruismo sono le ragioni primarie: anche portafogli contenenti chiavi, per esempio, venivano restituiti spesso. Ma la spiegazione psicologica più profonda la dà Lukas Zünd, economista dell’università di Zurigo e co-autore dello studio: «È facile non sentirsi disonesti quando ci si tiene un portafogli senza soldi perché non si guadagna niente. Ma diventa più difficile se si tratta di soldi». Il costo psicologico del sentirsi ladri, insomma, è spesso più forte del vantaggio materiale. Lo aveva già scritto un altro economista comportamentista, Dan Ariely, nel libro The (Honest) Truth About Dishonesty: «Noi esseri umani siamo pronti a rubare qualcosa che non abbia un esplicito valore monetario. Ma ci tratteniamo dal rubare direttamente soldi in una misura che renderebbe orgoglioso il più pio insegnante di catechismo».

Rassegna Stampa del Corriere della sera, 26 luglio 2019

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