19.1.12

"Caro vecchione". Un sonetto caudato di Pietro Aretino

Il divin Aretino nel ritratto di Tiziano
Mettimi un dito in cul, caro vecchione,
e spinge il cazzo dentro a poco a poco;
alza ben questa gamba a far buon gioco,
poi mena senza far reputazione.


Che, per mia fé! quest'è il miglior boccone
che mangiar il pan unto appresso al foco;
e s'in potta ti spiace, muta luoco,
ch'uomo non è chi non è buggiarone.


- In potta io v'el farò per questa fiata,
in cul quest'altra, e in potta e in culo il cazzo
mi farà lieto, e voi farà beata.


E chi vuol essre gran maestro è pazzo
ch'è proprio un uccel perde giornata,
chi d'altro che di fotter ha sollazzo.


E crepi in un palazzo,
ser cortigiano, e spetti ch'il tal muoja:
ch'io per me spero sol trarmi la foja.

Dai Sonetti lussuriosi

Postilla
E' un po' faticosa la metrica, in ispecie nelle terzine. Straordinaria - per via dell'iniziale settenario - quella della "coda" dal contenuto a suo modo moralistico. Notevole la lode del "mangiar pan unto appresso al foco" - dovrebbe trattarsi della bruschetta - godimento, che evidentemente da colei che parla è considerato tra i maggiori, seppur perdente di fronte a quell'altro "boccone". (S.L.L.)

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