28.1.12

Pro e contro l’omeopatia (con un’intervista di Elena Lisa a Valter Masci)

A Liverpool nel gennaio 2010 trecento persone (membri di una “Società degli Scettici”) ingurgitarono 84 pilloline di una preparazione omeopatica, l’Arsenicum album”, usata contro l’insonnia e le intossicazioni alimentari. Era una protesta contro la medicina omeopatica diretta soprattutto contro la catena britannica di farmacie “Boots”, accusata di vendere acqua fresca o zuccherini per farmaci, approfittando della credulità della gente, stimolata da medici superficiali o imbroglioni. I trecento, non so quanto giovani e forti, non ebbero conseguenze giacché il farmaco ingurgitato non conteneva più molecole di arsenico. E non già per un inganno, ma per il combinato disposto dei principi della medicina omeopatica e della chimico-fisica. La medicina dichiara di guarire i malanni con le sostanze che nei sani ne provocano i sintomi (“principio della similitudine”), ma estremamente diluite con acqua e, ad ogni diluizione centesimale, “dinamizzate” con un lungo e robusto scuotimento. La diluizione è tale che alla fine – giusta la costante di Avogadro – non c’è nel liquido ottenuto  alcuna traccia della sostanza che vi è stata disciolta. So che la medicina è tuttora divisa sull’omeopatia e che prestigiose organizzazioni scientifiche hanno condotto indagini con risultati diversamente interpretabili. Sembrerebbe certo che i farmaci omeopatici siano un po’ più efficaci dei placebo (i finti farmaci la cui valenza terapeutica è tutta psicologica), ma che siano molto meno efficaci dei farmaci “ufficiali” (dei quali tuttavia non hanno gli effetti collaterali spesso sgradevoli).
A proposito della protesta di Liverpool, su “La Stampa” del 31 gennaio 2011, Elena Lisa intervistò un medico di fama internazionale che con giudizio accoppia medicina omeopatica e ufficiale chirurgia, Valter Masci. Ripropongo il testo di quel “pezzo”. (S.L.L.)
Valter Masci, membro di numerose commissioni ministeriali sulle medicine alternative, vicepresidente dell'associazione internazionale «Homeopathia Universalis» di Parigi, ha il piede in due scarpe: è tra i massimi esperti di «nuove» terapie, ma è pure chirurgo della medicina ufficiale. «Perciò - dice - chi meglio di me può giudicare l'azione di 300 attivisti della ''Società degli Scettici''»?
Quindi, il suo verdetto è?
«Sono 300 sciocchi. Oppure 300 intelligentoni in malafede. Se di omeopatia ne capissero un minimo, saprebbero che 84 pillole di ''arsenicum album'' non daranno alcuna reazione».
Ma la sua è un'ammissione d'inefficacia in piena regola: se 84 pastiglie non fanno niente, una sola quanto può curare?
«La concentrazione di principio attivo contenuto in una pillola è infinitesimale. Se volessero vedere gli effetti di una ''overdose'' dovrebbero prenderne un camion».
Nel caso, che succederebbe?
«Fitte alla pancia, dolori acuti. Una colite terribile».
Scusi, ma allora quante bisogna prenderne per avere qualche beneficio?
«Il punto nevralgico della questione è tutto qui. La scienza mette in dubbio i risultati perché ritiene che le dosi di vegetali e minerali, in sciroppi, pomate e pastiglie omeopatiche, sia così basso da non potere curare nessuno. E invece.. .».
Invece?
«Mi sono laureato nel 1978 in Medicina e Chirurgia, e non ho dubbi: non so spiegare come sia possibile, ma l'omeopatia cura anche con un dosaggio minimo. Certo non risolve patologie gravi, tumori, cardiopatie, ipertensioni. Chi sostiene il contrario è un cialtrone».
Tra di voi, però, c'è chi lo fa...
«Lo so. Non siamo una categoria unita: c'è chi millanta di poter salvare vite e chi con la scienza non scende a patti. Altri, e io sono tra questi, invece, cercano risposte nette: sono anni che chiedo di organizzare sperimentazioni definitive, negli ospedali e nelle università, per fare chiarezza».
Perché non si farebbero, secondo lei?
«Paura di cambiare. Per una resistenza culturale alle novità che, da sempre, appartiene alla medicina».

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