7.3.12

Berlusconi non va da Vespa e molla la politica. Un'ipotesi (S.L.L.)

Perché Berlusconi non va da Vespa? A me pare sempre più evidente che il Cav ha rinunciato alla carriera politica. Vorrebbe restare uno che conta non solo per la sua fortuna, un notabile ascoltato, ma da un impegno di prima fila è oramai assente e lo sarà sempre di più. Alla vigilia di Natale, per “micropolis”, poco più di due mesi fa, andai ad ascoltare Alfano alla Sala dei Notari. Ne sono uscito in compagnia di un vecchio collega insegnante che per un senile rimbambimento s’è invaghito del fondatore di Forza Italia; pensavo di prenderlo un po’ in giro. Ma altri si sono avvicinati, a me sconosciuti, e tra loro – con varie posizioni – s’interrogavano se Berlusconi fosse per l’eterogeneo agglomerato politico chiamato Popolo della libertà un problema o una risorsa. Credo che l’episodio di ieri sera e il prevedibile ulteriore defilarsi del nababbo televisivo scioglierà il nodo. Né risorsa né problema: Berlusconi semplicemente non ci sarà. I piellini dovranno seguire la proverbiale saggezza di Mao e “contare sulle proprie forze”. Reggerà il partito alle spinte alla disgregazione per costituire un polo di destra nel regime politico che i tecnici stanno costruendo? Saprà passare Alfano dal ruolo di domestico del leader a quello di capopartito? Resisteranno i gruppi e i singoli meno compromessi con le “leggi ad personam” e col “bunga bunga” al richiamo di Casini e/o di Fini? Che farà la Lega senza una forte sponda berlusconica? Le domande sul futuro anteriore – queste ed altre - s’affollano, s’intrecciano e s’accavallano.
Non proverò qui a cimentarmi nell’arte della previsione difficilissima in questo caso. Voglio invece proporre un interrogativo sul passato prossimo. Perché il Cavaliere ch’è un combattente ha accettato quasi senza resistere il suo ridimensionamento politico? Che cosa ha ottenuto in cambio del suo “senso di responsabilità”? Credo che la ricompensa si possa indicare nell’impunità nei processi penali attuali e potenziali e in una salvaguardia degli interessi finanziari suoi e del suo gruppo. Chi può garantire? Si può pensare a Napolitano, presidente del Consiglio Superiore della Magistratura con grande influenza sulle sue strutture organizzative e ispiratore del governo che potrebbe alla bisogna inventarsi nuove leggi per salvare il pluriprescritto di Arcore. Ma credo che le garanzie più forti nel suo farsi da parte vengano al Cav dal mondo clericale, a partire da quei Cardinali che ne sono stati accaniti e tetragoni sostenitori. Pilastro del regime politico in gestazione, ispiratori di numerosi finti tecnici di governo, i vertici vaticani possono fare da mediatori con la Magistratura istituzionalizzata e organizzata perché conservi nel futuro privilegi e potere. Pensare che singoli magistrati abbiano spalle così ampie da resistere a pressioni tanto forti difendendo la Costituzione e lo Stato di diritto rispetto agli accordi di potere è una  illusione. Più empia che pia, ma illusione.

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