5.4.12

Chierici e laici. Il "latinorum" guatemalteco.

Gradualmente, passo dopo passo, il “pastore tedesco” che guida la Chiesa di Roma sembra deciso a cancellare, con la riforma liturgica, molte acquisizioni del Concilio Vaticano II. Il ritorno, sempre più evidente, del latino nella Messa è funzionale, più che a un recupero dello scisma lefreviano, a una restaurazione tridentina e pretridentina. Il latino, lingua ai più incomprensibile, ben si presta a esaltare il carattere misterioso, se non misterico, dei riti, le trasformazioni in sangue umano e carne umana del corpo e del sangue e le altre orripilanti assurdità in cui i cattolici credono proprio perché assurde. Dentro questo processo è evidente la restituzione al clero di poteri e prerogative che il Concilio aveva messo, almeno in parte, in discussione. Il prete (l’anziano della comunità) ridiventa sacerdote, cioè il detentore del sacro, dei poteri e dei privilegi che al sacro si collegano; le chiese cessano di essere case del “popolo di Dio” e tornano ad essere case di Dio, governate dai ministri di costui: tra i cattolici non c’è sacerdozio universale. E il latino torna a separare i clerici dai laici, cioè dalla gente del “popolo” (laico, in origine, significava appunto “popolano”, illetterato. A tali considerazioni mi ha spinto una paginetta dalla Memoria del fuoco di Eduardo Galeano, un grande libro che racconta attraverso documenti, voci, frammenti, cronachette documentate la storia delle Americhe. Il brano è tratto dal primo volume, Le origini, e racconta l’introduzione della stampa in Guatemala. Il primo uso costì della grande invenzione democratica, conferma il privilegio e la separazione tra la lingua di Dio e il suo popolo. (S.L.L.)
Guatemala. La Chiesa di San Francesco ad Antigua
1663
Guatemala Antigua
Arriva la stampa
Il vescovo Payo Enriquez de Ribera è uno dei più fervidi sostenitori del lavoro forzato degli indios. Senza le distribuzioni di indios, ragiona il vescovo, chi coltiverà i campi? E se non c'è chi coltiva i campi, chi coltiverà gli spiriti?
Il vescovo sta redigendo un documento su questo tema, quando riceve da Puebla la prima tipografia che arriva in Guatemala. Il dotto capo spirituale di questa diocesi ha fatto venire il torchio e le casse da stampa, col tipografo e tutto, perché si possa stampare qui il suo trattato di teologia Explicatio Apologetica.
Il primo libro pubblicato in Guatemala non è scritto in lingua maya né in castigliano, ma in latino.

Eduardo Galeano, Memoria del fuoco. Le origini, Sansoni editore 1989, p.289-90

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