14.3.13

Aneddotica milanese. Il banchiere Mattioli e il caldarrostaro (Franco Bompieri)

Nel dicembre del 1979, “La lettura”, al tempo edita da Rizzoli e diretta da Oreste del Buono, pubblicò alcune pagine di un libro da farsi, un manoscritto che aveva titolo provvisorio Antica Barbieria “Colla” ovvero Della salute del capello. Ne era autore un barbiere scrittore, Franco Bompieri, il quale aveva al suo attivo già due romanzi, ma qui parlava dei suoi clienti, o meglio dei clienti di un rinomato salone di barbiere al centro di Milano, in via Morone, non lontano dalla casa del Manzoni, ove Bompieri cominciò da lavorante e finì da comproprietario. Il libro poi si fece, nel 1980, per i tipi di Feltrinelli.
Qui “posto” una parte del ritratto di Raffaele Mattioli, il banchiere umanista. Contiene un divertente aneddoto. (S.L.L.)
Raffaele Mattioli
Alto, con sopracciglia alla Falconi, sguardo penetrante, passo lesto con piedi di pianta larga e cappello a lobbia. Alle nove in punto attraversava il cortile di Via Morone per recarsi in banca. Era un uomo molto cordiale e lo salutavo d'istinto; eravamo due persone puntuali: egli andava in ufficio e io scopavo lo zerbino del retrobottega che dava sul cortile sempre alla stessa ora.
Un giorno Mattioli venne in negozio con il suo amico Antonini e mi venne di raccontargli una storiella che lo divertì molto. Un tale vende castagne davanti alla Banca Commerciale; un amico lo raggiunge e gli chiede in prestito mille lire. «Non posso prestartele». «Come non puoi, non vuoi». «No, non posso anche se volessi». «Ma perché?». «Perché ho un contratto con Mattioli. Lui non venderà mai castagne e io non farò mai prestiti». In seguito lo conobbi meglio. Parlava qualche volta di musica come si fa dal barbiere, una frase, un giudizio che tuttavia sono più che sufficienti a rivelare il vero intenditore.

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