3.8.17

L’Uomo di Dio. Una poesia mistica di Gialal Ad-Din Rumi (Persia,1207 -1273)

L’Uomo di Dio è, senza vino, ubriaco,
l’Uomo di Dio è, senza cibo, già sazio.

L’Uomo di Dio è pazzo e stupito,
l’Uomo di Dio non mangia e non dorme.

L’Uomo di Dio è re sotto il saio,
l’Uomo di Dio è, in diroccate rovine, tesoro.

L’Uomo di Dio non è d’aria e di terra,
l’Uomo di Dio non è d’acqua e di fuoco.

L’Uomo di Dio è mare senza sponde,
l’Uomo di Dio piove perle senza bisogno di nube.

L’Uomo di Dio ha cento lune e cieli,
l’Uomo di Dio ha pur cento soli.

L’Uomo di Dio è per Realtà sapiente,
l’Uomo di Dio non ha dottrina di libro.

L’Uomo di Dio è oltre fede e non-fede
l’Uomo di Dio è oltre il male ed il bene.

L’Uomo di Dio è cavaliere venuto dal Nulla,
l’Uomo di Dio è venuto su glorioso destriero.

L’Uomo di Dio è Shams ad-Din nascosto,
l’Uomo di Dio tu cerca e tu trova!

Postilla
Il tesoro in mezzo alle rovine fa pensare a quanto oggi accade non lontano dalla Persia di Rumi, in Siria, in Mesopotamia, in quell'area di antichissima civiltà martoriata dalla guerra, ma era in verità metafora frequentatissima nella poesia tradizionale dell'Oriente mediterraneo. Le rovine racchiudono spesso tesori nascosti, qui la «diroccata rovi­na» è il corpo fisico del santo che racchiude il tesoro della sua anima. 
Shams ad-Din, di cui si parla sul finire del gruppo di versetti qui riportati era stato il maestro di Rumi.


Da Rumi, Poesie mistiche, a cura di Alessandro Bausatti, BUR 2016 (I ed.1980)

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