12.7.11

Casa Savoia. Il nido d'amore del sovrano "gantuomo" (S.L.L.)

Venaria Reale - Torino. Parco regionale della Mandria. Gli appartamenti reali.
Su “La Stampa”, giorno dopo giorno, Maurizio Lupo, compulsando i giornali dell’epoca, racconta in un “francobollo” di che cosa s’interessasse la pubblica opinione specie a Torino e dintorni esattamente 150 anni prima, nel fatidico 1861 della proclamazione dell’unità d’Italia.
Il pezzo del 23 maggio scorso, sotto postato, era dedicato ai fans di Vittorio Emanuele che, a quanto pare, ne turbavano la regale privacy.
Il Savoia era cercatore e amatore di femmine giovani e, pur senza bunga bunga, soleva accoppiarsi in fortuiti incontri campestri senza precauzioni anticoncezionali, neppure quelle rudimentali dell’epoca (la cosiddetta retromarcia). Pare che il numero degli illegittimi, concepiti soprattutto nel corso delle battute di caccia, fosse molto alto, oltre il centinaio, tanto da meritargli il titolo di “padre della patria” ancor prima dell’unificazione d’Italia, in relazione alla piccola patria sardo-piemontese.
Assai alti furono i costi per le casse dello Stato: governi e parlamenti dovettero ricorrere a speciali marchingegni fiscali per finanziare (mascherandole) le doverose e inevitabili regalìe alla figliolanza “bastarda”. E pagò soprattutto il Sud. Il re aveva una preferita (o una “favorita” - come usava dire al tempo), la bella Rosin, con cui costruì un suo secondo nido a Venaria e poi, una volta vedovo, si unì in matrimonio (seppure “morganatico”). A quanto pare l’entusiasmo dei patiti del re interferiva con le sue abitudini da bigamo. (S.L.L.)

La seconda famiglia di Vittorio Emanuele II di Savoia.
Appendice
Troppi fan per re Vittorio
di Maurizio Lupo
“La questione e' tanto delicata». Così la «Gazzetta del Popolo» apre la sua prima pagina giovedi' 23 maggio 1861. Scrive che «un Augusto personaggio che va frequentemente da Torino a Venaria e viceversa» è atteso ogni giorno lungo la strada da persone «più frequenti dei pilastrini» paracarro che delimitano la via. Lo avvicinano per «sottoporgli suppliche e petizioni» senza fare «le anticamere necessarie». L'«Augusto personaggio», «che è cara persona», non si sottrae all'assedio e fa buon viso. Ma il quotidiano torinese chiede alla Questura di vegliare e «impedire» il fenomeno, anche «per ragioni di sicurezza». La Gazzetta non dice chi sia tale personalità. E' però evidente che si tratta di Re Vittorio Emanuele II. Il termine «Augusto» è eloquente. Il Re non vive a Torino, a Palazzo Reale. Preferisce abitare a Venaria, nelle 12 stanze del Castello della Mandria. Le condivide con Rosa Vercellana, detta la «Bèla Rosin», e i figli avuti da lei: Vittoria e Emanuele. Qui sono banditi tutti i «rompiballe», compreso Cavour, che Rosa detesta. E quelli per la strada? E' probabile che proprio il sovrano abbia ispirato l'articolo della «Gazzetta». E' noto quanto sia umorale. Può accogliere con calore chi domani tratterà con fastidio, e viceversa. E le ragioni di sicurezza? Il quotidiano bavarese «Wanderer» rende noto che sono stati fermati a Monaco «tre studenti ginnasiali diretti a Torino per uccidere Vittorio Emanuele».

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