30.11.12

Riesumazioni. L'assassino di Lincoln (di Roberto Zichittella)

Ho ritrovato un curioso e gustoso articolo in un ritaglio de “il riformista”. Ne posto gran parte. (S.L.L.)
J.W.BOOTH
Altro che "riposi in pace" e "gli sia lieve la terra". Non c'è requie per i defunti nei tempi dei processi postumi, dei processi alla storia, delle serie televisive, che ci hanno reso familiari anatomopatologi, autopsie, ricognizioni di salme, scheletri, carcasse e frattaglie. Oggi una riesumazione e un esame del Dna non si nega a nessuno. «Si scopron le tombe, si levano i morti», scrisse nell'Ottocento il poeta patriottico Luigi Mercantini. Era un inno a Garibaldi, non si parlava ancora di zombie, ma rilette oggi le sue rime appaiono una anticipazione profetica.
In Italia, fra le riesumazioni più recenti, si ricorda quella di Pico della Mirandola, l'umanista e filosofo morto nel 1494. Due anni fa venimmo a sapere che, dopo attente indagini scientifiche nelle quali furono anche coinvolti i Ris dei Carabinieri, Pico della Mirandola fu avvelenato con l'arsenico. Il caso, davvero coki dopo circa mezzo millennio dal fattaccio, non sembrò appassionare l'opinione pubblica. Interessò qualche storico, ma per fortuna non si fecero avanti bizzarri magistrati affamati di riflettori e neppure lontani discendenti dell'illustre defunto in cerca di vendetta o di giustizia.
Ora, dagli Stati Uniti, arriva la notizia che presto ci potrebbe essere una doppia riesumazione eccellente, legata a uno degli episodi più clamorosi della storia americana: l'assassinio del presidente Abramo Lincoln, ucciso il 14 aprile del 1865, cioè 145 anni fa. Nessuno per fortuna disturberà il sonno eterno del barbuto presidente all'Oak Ridge Cemetery di Springfield, nell'Illinois. La riesumazione riguarda infatti l'assassino di Lincoln, che si chiama John Wilkes Booth, e suo fratello Edwin. L'obiettivo è accertare se le spoglie che riposano nel cimitero di Green Mount, a Baltimora, sono veramente quelle di John Wilkes Booth. Per scoprirlo sarà necessario riesumare i resti di Edwin e confrontare i campioni di Dna.
Se verrà accertata la compatibilità dei codici genetici, nulla di nuovo sarà aggiunto a quanto già sappiamo. Cioè che John Wilkes Booth venne scovato e ucciso dodici giorni dopo la morte di Lincoln. Se invece non sarà possibile dimostrare il legame di parentela dei due uomini diventerà più credibile un'ipotesi che periodicamente si affaccia tra gli storici e gli appassionati di "gialli" della storia. L'uomo sepolto a Baltimora, cioè, non sarebbe John Wilkes Booth, ma forse un suo sosia. L'assassino di Lincoln, quindi, sarebbe riuscito a fuggire all'arresto per vivere da uomo libero e indisturbato per altri 38 anni, fino al 1903.
Il "via libera" alla riesumazione è stato dato dai discendenti di Edwin Booth, che oggi vivono parte a Filadelfia e parte nel Rhode lsland. Una di loro, Joanne Hulme, ha detto al quotidiano “Philadelphia Enquirer”. «Sono assolutamente favorevole a riesumare Edwin, scopriamo la verità e chiudiamo questa storia». La storia va avanti da molto tempo. «È una di quelle che non sembra morire mai», commenta Jan Herman, storico principale del Navy Medical Department.
In effetti la presunta fuga di John Wilkes Booth cominciò a circolare grazie a un libro pubblicato già nel 1907. Nel 1991 si occupò della vicenda un popolare show televisivo della Nbc. Nel 1995 una richiesta di riesumazione da parte dei discendenti dei Booth fu respinta da un tribunale. Ora forse sarà la volta buona. E se restano dei dubbi sul reale luogo di sepoltura di John Wilkes sembra possibile provare a estrarre campioni del suo Dna dalle tre vertebre cervicali che sono conservate Museo nazionale della sanità e della medicina di Washington.
Sia Edwin che John Wilkes Booth erano attori.
Nacquero entrambi a Bel Air, nel Maryland. Edwin nel 1833, il fratello cinque anni dopo. Calcare il palcoscenico era una tradizione di famiglia. Il padre, Junius Brutus Booth, era un attore immigrato dall'Inghilterra nel 1821. Fra i due fratelli, Edwin era quello di maggior talento. Fu considerato tra i più bravi attori della sua epoca, eccelleva nel repertorio di Shakespeare, tanto da essere considerato un insuperabile Amleto. Nel 1869 Edwin fondò anche un teatro a New York, tra la 23a strada e la 6a Avenue, che portava il nome di famiglia: Booth's Theatre.
John Wilkes fece il suo debutto in palcoscenico a 17 anni. Bello, aitante, gli erano congeniali i ruoli di azione. Ebbe successo, fece parecchi soldi, fu elogiato dai critici teatrali. Ma per lui il teatro non era tutto. La politica era la sua grande passione. Fervente simpatizzante dei Confederati (i Sudisti della guerra di secessione esplosa nel 1861), John Wilkes Booth fu anche a favore dello schiavismo e si trovò inevitabilmente contrapposto al presidente Lincoln, eletto presidente nel novembre del 1860. Nel 1863 Booth fu anche arrestato durante una tournée a Saint Louis per aver pubblicamente mandato «all'inferno» Lincoln e il «suo maledetto governo».
Dopo il primo mandato Abramo Lincoln venne rieletto "a valanga" nel 1864 e Booth, in contatto con gli ambienti legati ai Confederati, cominciò a maturare l'idea di colpire il presidente, da lui considerato alla stregua di un "tiranno". Booth pensò prima a un rapimento, da attuare nella residenza estiva del presidente, per ottenere in cambio la liberazione dei prigionieri sudisti. Ma la gestione dell'ostaggio sarebbe stata troppo complicata e a Booth sembrò più praticabile la soluzione dell'omicidio.
L'occasione si presentò il 14 aprile 1865, quando Booth venne a sapere che Lincoln e la moglie avrebbero assistito alla commedia Our American Cornili in scena al Ford Theatre di Washington. In teatro Booth era di casa, tutti lo conoscevano e non gli fu difficile muoversi indisturbato in assoluta libertà per appostarsi vicino al bersaglio. Durante lo spettacolo, poco le dieci di sera, Booth riuscì ad entrare nel palco del presidente e gli sparò alla nuca. Tentarono di fermarlo, ma lui fu lesto a saltare dal palco e a darsi alla fuga (si disse anche che nel salto si ruppe una gamba, ma pare sia solo una leggenda). Fuori dal teatro lo aspettava un cavallo e Booth fuggì al galoppo nella notte mentre Lincoln, in coma, sarebbe morto all'alba del 15 aprile.
Booth fuggì verso sud accompagnato dal suo complice David Harold. A mezzanotte fecero scorta di armi alla Surratt Tavern, in Maryland. Poi ancora al galoppo, sempre verso sud. La foto di Booth comparve sui manifesti dei ricercati, stampati il 20 aprile. Per l'assassino «del nostro amato Presidente Abraham Lincoln» fu fissata una taglia di 100 mila dollari. Alle calcagna di Booth si misero i soldati del 16° reggimento di cavalleria. Il fuggitivo e il suo complice furono scovati alla Garrett's Farm, una fattoria della Virginia, all'alba del 26 aprile. Harold si arrese subito. Booth sfidò i soldati gridando dal suo nascondiglio che preferiva combattere. Fu ucciso non appena provò a puntare la pistola verso i militari.
Diverse testimonianze confermarono la sua identità. Anche la madre, la sorella, il fratello e il dentista che lo curava riconobbero la salma. Tuttavia cominciarono a diffondersi diverse teorie sul vero destino di Booth. Una sostiene che il killer di Lincoln fuggì, assunse il nome di John Stefelen e si stabilì in Texas, dove visse indisturbato fino al 1903, quando andò a suicidarsi in Oklahoma. Secondo un'altra teoria, sostenuta da un libro del 1998, Booth emigrò addirittura in Giappone.
Ora si farà finalmente chiarezza? Un lontano discendente di Booth, Lois Trebisacci, la butta sul ridere. «Il mio antenato era un attore abituato a interpretare diversi ruoli. Secondo me, dovunque sia nell'aldilà, tutto questo casino sulla sua sorte lo sta divertendo un mondo».

“Il riformista”, 2 gennaio 2012

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