17.3.14

La poesia del lunedì. Seamus Heaney (Irlanda 1939 - 2013)

SCAVANDO

Tra il mio pollice e l’indice
 sta la comoda penna, salda come una rivoltella.
 Sotto la finestra, un suono chiaro e graffiante
 all’affondare della vanga nel terreno ghiaioso:
 è mio padre che scava. Guardo dabbasso
 finché la sua schiena piegata tra le aiuole
 non si china e si rialza come vent’anni fa
 ritmicamente tra i solchi di patate
 dove andava scavando.

Con lo stivale tozzo accoccolato sulla staffa, il manico
 contro l’interno del ginocchio sollevato con fermezza,
 sradicava alte cime e affondava la lama splendente
 per dissotterrare le patate novelle che noi raccoglievamo
 amandone tra le mani la fresca durezza.
 Il mio vecchio potrebbe impugnare una vanga presso Dio,
 proprio come il suo vecchio.

Mio nonno estraeva più torba in un giorno
 di qualsiasi altro uomo su, alla palude Toner.
 Una volta gli portai del latte in una bottiglia
 turata alla meglio con un pezzo di carta. Si raddrizzò
 e lo bevve, poi subito riprese a lavorare
 intaccando e dividendo, mentre con piote
 sulle spalle andava sempre più a fondo
 in cerca di buona torba. Scavando.

L’odore freddo dei solchi di patate, il tonfo
 e lo schiaffo dell’umida torba, i tagli netti di una lama
 tra le radici vive si destano nella mia memoria.
 Ma non ho una vanga per succedere a uomini come loro.
 Tra il mio pollice e l’indice
 sta comoda la penna. Scaverò con quella.


dal sito “Nazione indiana” - trad. di Erminia Passannanti

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