30.9.10

Concetto Marchesi ricorda Mario Rapisardi.

Concetto Marchesi, latinista, umanista e comunista, è figura importante e complessa del Novecento italiano. Oltre che per il Disegno storico della letteratura latina, su cui hanno appreso più o meno volentieri di Cicerone e Lucano generazioni di studenti, lo si ricorda per il nobile discorso da rettore agli studenti di Padova che nel 1943 incita alla Resistenza, per il suo ruolo (dubbio) nell’esecuzione di Giovanni Gentile ad opera di partigiani fiorentini, per la difesa che fece dell’opera di Stalin contro Nikita Kruscev. Nato (1878) e cresciuto a Catania, fu grande ammiratore di Mario Rapisardi, da cui riprese il focoso anticlericalismo, l’anticonformismo e l’insofferenza verso l’oppressione sociale. A 15 anni, nel 1893 era già promotore di un giornaletto “Lucifero”, che nella testata riproponeva il titolo di un famoso poema del Rapisardi. A 17 anni, nel 1895, si iscrisse al Partito socialista. Ebbe Rapisardi come modello nelle sue giovanili poesie (Battaglie, 1896) e docente nell’Università di Catania. Al poeta ed alle sue lezioni è dedicato il brano autobiografico che segue, che ho tratto dal bel sito su Rapisardi curato da Pietro Rizzo ( http://rapiasrdi.altervista.org/ ). S.L.L.

Scendeva dalla sua casa al “tondo” Gioeni, in fondo alla via Stesicoro-Etnea: cappello largo, vestito nero, cravattone nero a farfalla, e un ombrello sotto il braccio, parasole e parapioggia secondo lo stato del cielo: alto, pallido, con la zazzera e i baffi lunghi e spioventi alla cinese: divisa da poeta e da pensatore ribelle. Faceva una sosta alla libreria Giannotta, il suo Zanichelli catanese: e di là con breve compagnia si recava verso le undici all’Università. Ciccio, il portiere con la barbetta rossa, annunciava sin dalla mattina: “Picciotti oggi cala Rapisarda”; e l’annuncio si propagava, e la folla in attesa era grande. Il poeta entrava solenne, in un fragore di applausi. Sedeva sulla cattedra di fronte ai banchi stipati, traeva dalla tasca il manoscritto della lezione – quella volta su Parini – e cominciava con tre parole, “Il prete, il birro, il pedante” che rivelavano il soddisfatto tumulto della sua ispirata fatica.

1 commento:

Pietro Rizzo ha detto...

Grazie, la invito a vedere anche quello di Francesco Paolo Frontini, testimonianza di come si cancellano gli uomini dalla storia, grazie ai pedanti eruditonsoli.
Cordialmente, P.R

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