29.9.10

Un racconto in cerca d'autore. Vendola e il giovane Marx ("micropolis" - settembre 2010)

Vendola nella riuscita serata perugina del 3 settembre ha detto: «La precarietà non può più essere indicata come un vago nemico. Riguarda tutti, non solo i precari» e questo perché «il lavoro non è più il centro del racconto della società. Il centro è diventato l'arricchimento, la finanza, la speculazione, l'individualismo proprietario - così come l'ha chiamato un filosofo fine come Pietro Barcellona. E noi su questo dobbiamo imbastire un discorso che riguardi - come dice Alfredo Reichlin in quel bellissimo libro che è Il midollo del leone - un "nuovo umanesimo", una nuova antropologia, un sogno grande, che non sia quello della velina, quello del tronista, quello di una miserabile condizione individuale».
D'accordo sul metodo, di ascendenza hegelo-marxista: prima viene la critica, la negazione. Opporsi alla società che precarizza la vita offrendo agli individui miseria materiale e morale, negare valore al trono del tronista, al velo della velina, alla proprietà del proprietario, all’affare dell’affarista - è la giusta parola d’ordine. Il nuovo “racconto” scaturisce da questo rifiuto e ne è parte: accompagna, come “negazione della negazione”, questa dialettica conflittuale e dovrebbe contenere gli elementi germinali e costitutivi di una socialità nuova che non comprime gli individui, ma li invera nella loro unicità.
L’approccio di Vendola ricorda soprattutto il giovane Marx e la sua prima definizione del "comunismo", nei Manoscritti economico-filosofici del 1844: superamento dell'alienazione capitalistica che contrappone il prodotto al produttore e l'uomo alla natura, "umanizzazione della natura e naturalizzazione dell'uomo". Il comunismo come "movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti", definizione cara agli opportunisti, in quanto utile a giustificare le contorsioni dell’agire pratico, viene dopo e non svalorizza l'iniziale progetto, piuttosto lo completa; mostra infatti come il comunismo (fatto di nuovi rapporti tra gli uomini e degli uomini con la natura) non arrivi alla fine della storia come suo esito ineluttabile, ma maturi dentro il processo di distruzione della società capitalistica come prodotto della lotta di classe. E’ il “movimento reale” a produrre dal suo seno gli “elementi di comunismo” che lo corroborano e sostanziano.
E’ giunto il tempo – lo dico a Vendola e a tutti noi - di dare consistenza al racconto della "socializzazione degli individui e individualizzazione della società" che sta tentando di fare mentre critica l’attuale “individualismo proprietario”, produttore di immani e generalizzate sofferenze. Pur senza cercare un modello compiuto, la “sinistra” dovrebbe immaginare (cioè tradurre in immagini, “far vedere”) gli elementi di una “vita nuova”, qualcosa che rammenti il Sogno socialista di Andrea Costa o il Come potremmo vivere di William Morris. Quella che invece dovrebbe eliminare al più presto è un’ambiguità o, forse, una reticenza. Chi è l’autore del nuovo racconto? Una nuova “classe dirigente della sinistra” (come amano dire in casa Pd)? Un’avanguardia che esplora il nuovo trascinando seco non più il proletariato ma nuove moltitudini dai contorni imprecisati? Cioè, in soldoni, il ceto politico di sinistra? Oppure vogliamo questa volta superare le odiose differenze tra “dirigenti” e “diretti” (non lo voleva solo Babeuf, ma anche Gramsci), evitando che in un corpo politico nuovo si perpetui un ceto politico separato e facendo sì che le funzioni dirigenti e di rappresentanza siano davvero provvisorie e revocabili?
E poi chi sarà il protagonista del racconto, il soggetto della trasformazione? “I cittadini” come nella rivoluzione borghese? O quello indicato e studiato da Marx, il “lavoro”? O, meglio ancora, la “classe dei lavoratori” sfruttati, oppressi e alienati, ripensata alla luce di tutte le rivoluzioni scientifiche e di tutte le trasformazioni sociali dei numerosi decenni che ci separano dal nostro ottocentesco e operoso compagno di Treviri? Se, più o meno, è così, bisogna dirlo. Il prima possibile. 

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