7.1.11

Pavlov, Bucharin e le farfalle (S.L.L.)

Ivan Pavlov
Quando Bucharin fu nominato, per volontà del partito, membro dell’Accademia sovietica delle scienze, il famoso scienziato Ivan Pavlov (il fisiologo del “riflesso condizionato”, vincitore del premio Nobel nel 1904), che non amava i bolscevichi, fece un duro discorso contro la sua elezione accusandolo di essere “nel sangue fino alle ginocchia”. Bucharin ne fu scosso.
“Io rispettavo molto Pavlov come scienziato, come studioso e come uomo: perciò decisi di andare a trovarlo” – raccontò Bucharin nel 1936 a Boris Nicolaevsky durante la sua ultima visita a Parigi. Pavlov lo ricevette con estrema freddezza, ma erano nel suo appartamento e l’ospitalità ha le sue leggi.
Conversarono per diverse ore. All’ora della colazione lo scienziato non poté fare a meno di invitarlo a desinare seco e nella sala da pranzo Bucharin notò decine di farfalle incorniciate alle pareti. Collezionista anche lui ne riconobbe una varietà assai rara e chiese notizie sulla sua origine. Pavlov capì che se ne intendeva davvero. Da qui cominciò un’amicizia che ridimensionò i pregiudizi del grande fisiologo verso i bolscevichi.
Bucharin ebbe una grande influenza su Pavlov e con lui discusse un’idea per migliorare l’Urss che era condivisa anche da Gorky. Pensavano che fosse indispensabile migliorare i rapporti tra i capi bolscevichi e l’intellighentsia e che questo potesse essere favorito dalla presentazione alle elezioni, oltre alla lista del Pcus, di una seconda lista, di intellettuali, che non fossero contraria ai principi del regime sovietico, ma potessero avanzare proposte per una politica di riforme. “Se c’è una sola lista – disse Bucharin a Nicolaevsky – non c’è concorrenza, è lo stesso del fascismo”.

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