27.5.12

La divisa non si processa (di Ascanio Celestini)

Posto qui un ampio stralcio da un monologo di Celestini che ho trovato su un vecchio numero del "manifesto". Credo che ci sia anche su youtube, ma questo post è anche una verifica. Reggerà il testo alla lettura? A me è sembrato di sì. (S.L.L.)
Io sto fermo al semaforo nella mia auto.
Arriva il negro che mi pulisce il vetro. Adesso esco e gli do un calcio nelle palle. Anzi no, gli do un euro e una pacca sulla spalla. Anzi no, gli do un calcio nelle palle.
Perché io sono quello che esce dalla macchina della polizia ferma all'autogrill lungo l'autostrada. Dall'altra parte della strada c'è una rissa. Forse è una rapina, forse no. Lo saprò dopo che era una robba tra tifosi. Intanto adesso io sono quello che tira fuori la pistola, forse non sono l'unico con la pistola in mano che esce dall'auto della polizia, o forse no. Forse non lo saprete mai. Io sono quello col braccio dritto che spara davanti a se e vede che la rissa si placa. Poi lo saprò più tardi che è morto uno. Pure io ho visto il nome sul giornale scritto sotto alla fotografia. Se quello non moriva sul giornale non ci finiva e non ci trascinava nemmeno il mio nome accanto al suo. Adesso sarà più difficile scordarlo. Scordare lui e scordare me. Anche perché io c'ho un nome buffo. Da ragazzino a scuola mi ci prendevano in giro. Forse è anche per questo motivo che ho indossato la divisa e preso la pistola in mano. Adesso prendetemi in giro. Come si dice? Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi. Adesso il santo è lui. Il martire. E io sono il fante. Allora prendetemi in giro e scherzate con la mia divisa, ma il processo no. Non me lo farete il processo come fareste a lui se fosse stato quello che sparava a me.
Perché la divisa non si processa.
Io sto fermo al semaforo nella mia auto.
Arriva il negro che mi pulisce il vetro. Adesso esco e gli do un calcio nelle palle. Anzi no, gli do un euro e una pacca sulla spalla. Anzi no, gli do un calcio nelle palle.
Perché io sono quello accanto al guidatore nel defender, il gippone. Ci hanno tenuto un sacco di tempo chiusi in caserma a raccontarci che questi teppisti avrebbero saccheggiato la città, ci avrebbero accolto con le bombe molotov, avrebbero lanciato gli aranci con le lamette, il sangue infettato. Ci hanno chiuso nelle camionette sotto il sole, poi mi sono trovato questo ragazzo con l'estintore in mano. E poi mi sono trovato in mano la pistola. Ma dove cazzo ce l'aveva l'estintore? Ma che è… Eta Beta che c'ha l'estintore in tasca? Mannaggia a questa città che manco mi piace! Pure il pesto mi fa schifo di questo posto. Io sono calabrese, a me mi piace il peperoncino. 'sto basilico coi pinoli è una pappetta per neonati. Mi dispiace che è morto, ma se lo doveva aspettare. Lo dicono pure i cowboy che «quando un uomo con il fucile incontra un uomo con la pistola... l'uomo con la pistola è un uomo morto». Ecco, fate conto che al posto del fucile ci sta la pistola mia e al posto della pistola ci sta l'estintore suo. Lo dicono pure i film che l'uomo con l'estintore soccombe. Io sono finito sul giornale per un po'. Poi mi hanno mandato in pensione. Mo' mi chiamano per parlare ai convegni. Come quello che ha inventato la bomba atomica o la penicillina, quello che è stato sulla luna o al Grande Fratello. Io sono quello che ha ammazzato il ragazzo di Genova. Sono diventato bravo a parlare, mo' mi sa che mi butto in politica. Però la commissione d'inchiesta no. Quella non si deve fare. Sarebbe un pessimo esempio per tutti i colleghi che non tirerebbero più fuori la pistola manco per spolverarla…
Perché la divisa non si processa.
Io sto fermo al semaforo nella mia auto.
Arriva il negro che mi pulisce il vetro. Adesso esco e gli do un calcio nelle palle. Anzi no, gli do un euro e una pacca sulla spalla. Anzi no, gli do un calcio nelle palle.
Perché io sono quell'americano con l'aeroplano che ha fatto tutto quel casino al Cermìs, o quell'altro che ha sparato a quell'italiano dei servizi segreti al posto di blocco. Ma se voglio posso essere anche peggiore. Sono quello che ti porta in guerra, che bombarda una scuola per motivi umanitari. Che per vendicare 3.000 americani morti l'11 settembre ha ammazzato 300.000 arabi. Che per ogni euro che regala ai paesi del terzo mondo se ne riprende indietro 10 per fargli pagare il debito. È una porcheria?
Ma non importa, perché io sono lo stato. E lo stato non si processa.
E poi tanto domani ti sei già dimenticato.
Come con quel laziale che è morto sull'autostrada.
Chi si ricorda più. Ne muore così tanta di gente sull'autostrada il sabato sera.
Quello è morto domenica mattina, ma che cambia?
Certo che ti rodeva il culo la settimana dopo quando sono saltate le partite del campionato.
Cosa hai fatto senza il calcio? Te ne sei andato al cinema.
Per non perdere l'abitudine ci sei andato con la sciarpa della tua squadra.
Che palle il cinema!
Sei andato a cena fuori?
Che palle la pizzeria che manco si può fumare.
Meglio un dvd a casa con la pizza nel cartone.
Meno male che dopo una settimana si è ripreso a giocare.
Tifosi da una parte e guardie da quell'altra, questa è la vera partita.
Quella volta siete andati d'amore e d'accordo.
Niente calci nelle palle, solo pacche sulle spalle.
Io sto fermo al semaforo nella mia auto.
Arriva il negro che mi pulisce il vetro. Adesso gli do un euro e una pacca sulla spalla.
10-100-1000 volte di seguito gli darò una pacca e un euro, poi una volta ogni tanto arriverà il momento del calcio nelle palle.
Tanto per ricordare a tutti che il mondo non si divide tra buoni e cattivi, dove i buoni sono quelli che danno gli euro e le pacche, mentre i cattivi sono quelli dei calci nelle palle.
Il mondo è un'automobile e chi sta dentro comanda, chi sta fuori lava il vetro.
Chi sta dentro decide se dare calci o pacche sulle spalle, chi sta fuori può soltanto prenderle. E tornarsene a casa con le palle rotte o con gli euro nelle tasche.
Per questo non serve essere sempre violenti.
Basta picchiare una volta su mille per ricordare il concetto.

"il manifesto", 8 agosto 2008

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