27.4.14

Maggio 1974, referendum sul divorzio. L'appello finale di Berlinguer

Il testo dell'appello agli elettori pronunciato il 10 maggio 1974 in TV da Enrico Berlinguer, segretario generale del PCI, per il «NO» nel referendum promosso dai clericali per abrogare la legge del 1970, che introduceva il divorzio nell'ordinamento civile italiano.(S.L.L.)

Il popolo italiano, nella sua saggezza, si è certo reso conto che ci sono stati due modi diversi di fare la campagna del referendum. Da una parte, colore che vi chiedono di votare «NO» all'abolizione della legge sul divorzio — e fra questi siamo anche noi comunisti — hanno cercato di darvi una informazione accurata è onesta sui contenuti veri della legge, sulle conseguenze benefiche che essa ha avuto per un certo numero di coniugi infelici e per i loro figli, sulle testimonianze, tutte favorevoli, dei giudici che hanno applicato la legge da tre anni in qua. Abbiamo fatto appello, e lo facciamo ancora stasera, alla vostra capacità di ragionare e al vostro spirito di solidarietà umana.
Dall'altra parte, coloro che chiedono di cancellare la legge. A quante bugie, a quante falsificazioni essi sono ricorsi! Menzogne sulla legge, dati statistici inventati, ricorso a frasi false o mutilate di Marx o di Togliatti, calunnie sulle posizioni nostre e di altri. E promesse dell'ultima ora e dunque, anch'esse, bugiarde.
Per confondere le cose, sono arrivati al punto di dire che il 12 maggio si vota a favore o contro il comunismo! E' la trovata di Almirante e di qualche altro. Ma che c'entra? Ma a chi vogliono darla a bere?
Ma hanno fatto anche di peggio. Hanno cercato di mettere paura, profetizzando l'apocalisse e speculando sui sentimenti più delicati, sugli affetti più cari.
Dei i giovani parlano come di incoscienti, pronti a sposarsi e a separarsi per puro capriccio. Questi falsi moralizzatori hanno la più completa sfiducia nelle risorse morali e nella serietà dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. Anche per questo diciamo ai giovani: votate «NO».
Degli anziani parlano solo come «nonni» e «nonne», per cercare di far loro dimenticare le tribolazioni che hanno sofferto, ieri, come operai, contadini, lavoratori, come emigrati, e che soffrono, oggi, come pensionati. E alle persone anziane si chiede di negare ai loro figli, ai loro nipoti, la possibilità di avere una legge che ha il solo scopo di permettere di rimediare alla eventualità di un matrimonio sbagliato o sfortunato: eventualità mai augurabile, ma che può verificarsi. Per questo noi diciamo anche agli anziani di votare «NO ».
Delle donne gli esponenti antidivorzisti hanno parlato come se fossero degli esseri inferiori, una sorta di animali domestici ai quali si incute il terrore di venire abbandonati, quasi che le donne non avessero una loro personalità, una loro dignità, diritti pari agli uomini. Per questo noi
diciamo alle donne di votare «NO», di votare contro coloro che le considerano solo come un serbatoio di voti, quegli stessi che si sono sempre opposti a tutte le loro rivendicazioni di uguaglianza nei diritti e nella posizione economica e sociale, di emancipazione e di progresso.
Ma il fatto più vergognoso è il modo in cui certi esponenti antidivorzisti si sono rivolti ai bambini. In certi asili e istituti hanno messo nelle tasche del grembiule di fanciulli di cinque, sei anni volantini intimidatori e provocatori e sono giunti a spaventarli a tal punto che essi sono tornati a casa piangenti, ripetendo ai genitori la menzogna che era stata loro messa in testa e cioè che, dopo il 12 maggio, con la legge del divorzio, sarebbero stati abbandonati da papà e dalla mamma. Quale infamia ingannare in questo modo i nostri piccoli e calpestare la loro innocenza!
Bisogna votare «NO» contro tutti questi impostori, che sono ricorsi a metodi cosi indegni. L'inganno maggiore è quello di cercare di far credere che si tratta di votare per o contro l'unità della famiglia. L'unità della famiglia è un bene prezioso, chi non lo sa? Questo bene si preserva e si consegue, innanzitutto, con una generale politica di riforme economiche e sociali — mai fatta sinora — che combatta le cause che sconvolgono o che comunque possono turbare la serenità e l'unità delle famiglie: quali la disoccupazione e l'emigrazione, la crisi dell'agricoltura, la mancanza di abitazioni decorose per molti lavoratori, le difficoltà sempre più gravi del bilancio familiare, l'insufficienza delle pensioni minime per i vecchi lavoratori, la carenza di asili nido e di scuole materne, la grave situazione in cui è stato ridotto tutto il sistema scolastico italiano; e la diffusione di un costume e di modelli di vita ispirati all'egoismo, alla violenza, al conformismo, all'ipocrisia.
Che cosa c'entra con tutto questo la legge sul divorzio?
Non è tale legge che rompe le famiglie, essa è stata fatta solo per tenere conto del fatto che, purtroppo, alcuni matrimoni possono fallire. Chi si trova in questa condizione va punito o va aiutato? Ebbene, la legge si propone di aiutarlo, si propone cioè di rimediare agli inconvenienti economici, giuridici e morali di un'unione coniugale che da tempo è fallita, «che non può essere più mantenuta né ricostituita».
Prima questo rimedio non c'era.
Ora il rimedio c'è, la legge c'è ed è una legge seria e severa. “E teniamocela, dunque, no?” come ha detto Eduardo De Filippo. E, se sarà così, nulla vieta che essa si possa poi ancora perfezionare.
Perché privarci di questo diritto civile?
Ricordiamoci sempre che quando viene negato o compresso un qualsiasi diritto di libertà, quando si compie un atto d'intolleranza e di sopraffazione, si apre la strada ad altre prepotenze, ad insidie e minacce contro altri diritti civili, contro altre libertà: diritti e libertà sindacali, di pensiero, d'informazione, di stampa, di associazione; e crescono i pericoli per l'insieme delle nostre istituzioni.

Ecco dunque i motivi per i quali anche il Partito comunista invita i suoi iscritti ed elettori, invita i lavoratori e i cittadini di ogni ceto sociale e di ogni fede politica e religiosa, tutti gli italiani che amano la libertà a votare «NO» il 12 e 13 maggio.

"l'Unità", 11 maggio 1974

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