5.5.16

L'alluvione di Cibotto. Mattinate e notturni (S.L.L.)

Ho letto le Cronache dell'alluvione. Polesine 1951 di Gian Antonio Cibotto, un racconto in diretta di una piena del Po che ruppe gli argini, determinando lutti e disastri che pesarono a lungo sulla vita delle comunità colpite. Cibotto, polesano, venticinquenne, si sente “costretto ad amare una terra da cui volevo solamente andarmene” e le dedica pagine in cui l'incontro con la realtà e con la comunità è vissuto come una risorsa morale prima che letteraria. Pertanto il racconto, uscito prima a puntate come Carnet dell'alluvione su “La Fiera letteraria”, poi in volume per Neri Pozza (1954), per Rizzoli (1961) con il titolo La rotta e infine per Marsilio (1980), sembra allontanarsi dai canoni del neorealismo e dell'impegno, per assumere il valore di una testimonianza autentica e sincera. 
Cesare De Michelis esclude, nella postfazione aggiunta all'edizione nei Tascabili Marsilio (2001), “qualsiasi impressionistico frammentismo”. 
Vero: non c'è lavorìo sulla frase o sulla parola, e tanto meno compiacimento. Tutto risulta molto immediato. La cosa peraltro non impedisce di selezionare dei frammenti, come campione di scrittura e come incoraggiamento alla lettura. Io ne ho scelti quattro, due “mattinate”, un “aneddoto” e un “notturno”. 
A me il libretto è sembrato un piccolo capolavoro, di misura e di scrittura classiche. Non mi spiacerebbe un confronto con altri lettori. (S.L.L.)


Mattinata 1
Mattinata chiara, squillante, d’un sole che si diverte a far ridere ogni cosa: prati, tetti, strade, case, investendoli di luce. Perfino la malinconia delle vecchie mura piagate dall’umidità, nelle vie fuori mano, sembra rianimata. Basta infatti un alito di vento sui ciuffi d’erba sporgente, perché baleni come un presentimento di primavera.

Aneddotica
Aneddotica provinciale. Questo pomeriggio occorreva la chiave per far funzionare una chiavica dell'Adigetto, in località Belfiore. Guaio serio, tale — se la chiavica non fosse stata aperta — da provocare ingenti danni.
Ma in Comune non sono riusciti a trovare la chiave; e neppure l’hanno trovata presso i tecnici dell’acquedotto. Allora è cominciata una girandola affannosa di guardie municipali spedite in tutta fretta da una parte all’altra. Sempre inutilmente, è ovvio. Per fortuna è saltato fuori Livio Rizzi, il poeta floricultore, che se n’era fatta una falsa per attingere acqua gratis, e alimentare i vivai di piante vicini al cimitero.

Mattinata 2
Mattinata di sole splendido. È come se una mano magica avesse lisciato i capelli della natura, prima bagnati, arruffati, privi di lucentezza. Mentre stiamo avviando le barche in acqua, davanti al cancello di un giardino mezzo allagato un giovane ci chiede di dargli una mano. Sta tentando di gettare un’asse di legno sul bordo di pietra di una aiuola che si trova appena due metri oltre il cancello, ma essendo senza stivaloni non riesce a farcela, e corre rischio di bagnarsi. Lo aiuto senza capire il perché del suo desiderio. Avanza cautamente per non perdere l’equilibrio, e poi lo vedo spiccare con forza alcune rose che porge a una ragazza apparsa dietro a noi. Insieme, con le mani avvinghiate dietro la schiena, vanno a infilarle nella grata che protegge un’immagine della Madonna. Una Madonna con gli occhi azzurri, languidi, da sembrare innamorata anche lei...

Notturno
Fino a ieri sera incontrare per queste strade una persona, apriva l'animo, distendeva il cuore. Ora invece se ne ricava come un senso di sgomento e si teme per qualche brutta novità. Nel salutarci, che di notte sempre qui si usa, le voci sono incrinate come da un tremito e si tira via veloci. Quasi ci si scappa reciprocamente.


G.A.Cibotto, Cronache dell'alluvione. Polesine 1951, Tascabili Marsilio, 2001

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