11.5.16

Ora donna Maria si riprende le terre (Leonardo Sciascia)

Nell'estate del 1966 Leonardo Sciascia dedicò la rubrica che teneva su “L'Ora”, “Quaderno”, a un suo viaggio nella Spagna franchista. Ripropongo qui una delle sue note. (S.L.L.)

Donna Maria Fernanda de Cordoba e don Bernardo de Quiros cedettero parte delle loro terre di Sàstago ai contadini negli ultimi anni del passato secolo; e c’è da credere la cessione sia avvenuta sotto forma di enfiteusi, come da noi quelle terre sulle quali ancora i contadini pagano il cosiddetto “censo”. Più tardi, nel 1931, lo stesso conte che ora le rivendica, aveva ceduto il resto: “en buena o en mala hora”, come dicono i giornali: spontaneamente, cioè, per liberarsene o nel timore che l’avvento della Repubblica e la paventata riforma agraria portassero ad una brusca e radicale espropriazione. Probabilmente, dopo trentacinque anni, il conte avrà fatto valere in tribunale la “mala hora”, cioè la Repubblica e la minaccia della espropriazione, come una di quelle condizioni e circostanze analoghe alla privazione della capacità di intendere e di volere; ma soprattutto ha fatto valere la ragione puramente burocratica che le terre “esteban legalmente inscritas a su nombre en el registro de la Propriedad”, cioè in catasto. O i contadini avevano trascurato di chiedere quella che da noi si chiama voltura o qualche impiegato del catasto aveva lasciato inevasa la pratica. Tanto è bastato, comunque, perché la proprietà del conte tornasse integra come ai tempi in cui la Spagna era in guerra con gli Stati Uniti per difendere gli ultimi scampoli del suo impero.
La sentenza del tribunale supremo ha suscitato una certa inquietudine, i giornali – con tutto il rispetto per il signor conte e per il supremo tribunale – si sono levati a chiedere l’intervento di don José Solis (ministro, mi pare di capire, dell’agricoltura); e il sindaco di Sàstago, don Pedro Surribas, è andato a Madrid proprio per parlare con don José: in primo luogo per ringraziarlo dell’interessamento al problema, e poi per sapere a che il suo interessamento approderà, visto che secondo sentenza il conte di Sàstago può disporre come vuole delle sue terre. E non solo delle terre, ma anche dei due milioni di pesetas che il Municipio gli deve per tributi non legittimamente incassati. Ma in quanto a questo, niente da fare: “El ayutamiento de Sàstago no tiene dinero”, dice il sindaco. Le terre però sono lì, sotto il sole: e i contadini continuano a lavorarle. Ma ora che c’è don José Solis di mezzo, aggiunge il sindaco, i contadini sono passati dalla massima preoccupazione alla calma aspettazione, solo che ancora le intenzioni del conte non sono chiare.

Le intenzioni del conte, in verità, sono chiarissime: vuol tenersi le terre, assegnandole in enfiteusi, con nuovi patti, a chi gli pare. Sembra anzi che richiederà, ai contadini che aspirano alla concessione, immacolate fedine penali e non si sa che altri requisiti. Lui è il padrone, giusto come nel secolo scorso i suoi antenati.

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