28.11.16

Trump, Faulkner, Tacito. Non sbeffeggiamo il “politicamente corretto” (Romano Luperini)

«Mi venga un accidente se non siamo in una bella situazione quando un qualsiasi sporco forestiero incapace di guadagnarsi la vita nel paese dove Dio l’ha fatto nascere può venire in questo a portare via i quattrini dalle tasche di un americano».
Di chi è questa frase? Si direbbe di Trump durante la campagna presidenziale di questo 2016.
Nella terza parte di L’urlo e il furore uno dei protagonisti, Jason, svolge un lungo monologo che serve a Faulkner per caratterizzare in modo deteriore questo personaggio, il più spregevole dei fratelli Compson, sadico e truffatore. La frase è sua, siamo nel 1928, agli inizi della grande depressione. La crisi economica contribuiva allora, come accade anche oggi, novanta anni dopo, a incrementare la xenofobia e lo squallore morale (Jason è anche razzista, odia i neri e gli ebrei). Che questa frase che Faulkner riteneva degradante possa essere attribuita non a un figlio degenere della decaduta classe rurale americana degli anni venti, come Jason, ma a un presidente dello stato più potente dell’Occidente fa pensare in quale abisso siamo caduti.
Fra il 113 e il 116 d. C. Tacito scrive gli Annali. Tacito era parte della classe dirigente romana, fece carriera politica, ma soprattutto fu abile oratore e infine uno dei maggiori storici dell’età antica e un grandissimo scrittore, che per molti versi sembra anticipare lo stile sintetico e la cattiveria espressiva di Machiavelli. Nel capitolo 44 del Libro XV descrive l’incendio di Roma provocato, secondo la voce popolare, da Nerone e da lui attribuito ai cristiani, che per questo furono perseguitati, crocifissi, arsi vivi per illuminare le strade di notte e offerti alle belve nel circo, col consenso della maggior parte del popolo romano che già odiava i seguaci di Cristo vedendo in loro una misteriosa e pericolosa setta orientale, ma poi anche, osserva Tacito, con un certo disagio di fronte alla crudeltà eccessiva dei supplizi. Secondo Tacito, i cristiani nell’incendio non c’entravano affatto e tuttavia, a suo parere, essi erano comunque «rei meritevoli di pene severissime», in quanto gente spregevole, dedita a ogni tipo di nefandezze («flagitia»). D’altronde il cristianesimo è un «morbo» proveniente dalla Giudea, commenta, e tutto ciò che di peggiore c’è in ogni parte del mondo confluisce su Roma.
Trump, Faulkner, Tacito documentano la continuità nel tempo degli atteggiamenti xenofobi. Passano i secoli ma la paura e l’odio per lo straniero sembrano restare inalterati. Eppure è possibile cogliere una differenza importante fra Faulkner e Tacito. Il primo condanna la xenofobia vedendovi il segno della degradazione morale e civile del suo personaggio, il secondo non solo la ritiene naturale e normale ma la condivide, come del resto la classe dirigente di cui faceva parte e che rispettava le religioni degli altri popoli solo nella misura in cui non interferivano col culto dell’imperatore. Tacito esprime la posizione egemone nella classe dirigente di allora, il “politicamente corretto” dei suoi tempi, Faulkner quello delle élites culturali del proprio.
Cosa è accaduto nel frattempo nella storia della cultura e della civiltà occidentale? Il successo del cristianesimo, l’avvento dell’umanesimo e dell’illuminismo, la rivoluzione francese e quella americana hanno progressivamente affermato nel corso dei secoli e soprattutto del Novecento, a prezzo di immani catastrofi, i valori della tolleranza, della democrazia e della uguaglianza fra gli uomini, e ciò è accaduto prevalentemente all’interno degli strati intellettuali, del ceto medio e, finché è esistito, del popolo dei lavoratori. Il “politicamente corretto” che oggi è di moda sbeffeggiare non è che un residuo di questo fenomeno culturale, e anche se può talora coprire ipocritamente i guasti di una classe dirigente è pur sempre il segno di una evoluzione culturale e civile e comunque esprime, anche inconsapevolmente, il ricordo, e il bisogno, di quei valori.
Ma in questo campo ogni successo è provvisorio. L’animale-uomo è una creatura ferina («l’inconscio è Hitler», scriveva Saba lettore di Freud) e la sua inclinazione alla xenofobia si riaffaccia continuamente soprattutto quando il disagio economico è tanto forte da far scoppiare, come sta accadendo anche oggi, le guerre fra i poveri. Il cristianesimo è consapevole di questa spontanea inclinazione al male e col battesimo cerca di cancellare tale macchia originaria. Ma la spinta a mettere in pratica la ferinità fa parte poi anche della storia dello stesso cristianesimo, dalla strage degli Albigesi alla caccia alle streghe e ai genocidi commessi in America Latina dagli spagnoli cattolicissimi. Fa parte anche della storia di paesi cristiani che hanno conosciuto e praticato, in Germania anche recentemente, l’odio razzista.

E dunque? Non ci sono risposte facili. Comunque la strada è lunga e difficile. Ma forse solo attraverso la lotta contro l’ignoranza e una estensione della cultura, della educazione civile e democratica, e attraverso un miglioramento delle condizione di vita delle masse (la degradazione economica è sempre l’anticamera di ogni degradazione), forse un giorno si renderà possibile che quanto ancor oggi appartiene alla maggior parte degli intellettuali e a una parte consistente del ceto medio divenga patrimonio dell’umanità. Ma intanto, per favore, non sbeffeggiamo il “politicamente corretto”. Jason che senza vergognarsi pronuncia frasi come quella riportata all’inizio non era “politicamente corretto”. Se l’alternativa al cosiddetto “snobismo” dei ceti colti è rappresentata dalla cialtronaggine di Jason e dalla bestialità di massa non c‘è da stare allegri.

dal sito "La letteratura e noi", 13 novembre 2016

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