6.8.10

L'insalata di arance (di Elio Vittorini - da "Conversazione in Sicilia")


Il brano che propongo è tratto dal 4° capitolo di Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini. 
Il narratore protagonista del racconto è una proiezione dello scrittore, il suo interlocutore è un bracciante siciliano che lavora negli aranceti ed è pagato in natura. Il siciliano di campagna ha visto il compagno di viaggio mangiare di prima mattina e perciò lo crede "americano" (http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2010/08/non-ce-formaggio-come-il-nostro-di-elio.html ). 
L'insalata d'arancia di cui qui si scrive è uno dei capolavori della cucina povera siciliana. Alla ricetta sommariamente descritta da Vittorini io aggiungo il pepe che completa assai bene. L'insalata può arricchirsi aggiungendo alle fettine d'arancia del finocchio bianco tagliato a listarelle. In quel caso io tolgo l'aglio. Trovo che ulteriori aggiunte, come quella delle olive nere, tolgano alla pientanza la sua sublime semplicità. (S.L.L.)
Tirò fuori un’arancia, e disperatamente l’offrì, ancora chino sulle gambe piegate, alla moglie e, dopo il rifiuto senza parole di lei, disperatamente fu avvilito con l’arancia in mano, e cominciò a pelarla per sé, a mangiarla lui, ingoiando come se ingoiasse maledizioni.
«Si mangiano a insalata» io dissi «qui da noi».
«In America?» chiese il siciliano.
«No» io dissi «qui da noi».
«Qui da noi?» il siciliano chiese. «A insalata con l’olio?»
«Sì, con l’olio» dissi io. «E uno spicchio d’aglio, e il sale...»
«E col pane?» disse il siciliano.
«Sicuro» io risposi. «Col pane. Ne mangiavo sempre quindici anni fa, ragazzo...»
«Ah, ne mangiavate?» disse il siciliano. «Stavate bene anche allora, voi?»
«Così così» io risposi.
E soggiunsi: «Mai mangiato arance a insalata, voi?».
«Sì, qualche volta» disse il siciliano. «Ma non sempre c’è l’olio.»
«Già» io dissi. «Non sempre è buona annata... L’olio può costar caro.»
«E non sempre c’è il pane» disse il siciliano. «Se uno non vende le arance non c’è il pane.
E bisogna mangiare le arance... Così, vedete?»
E disperatamente mangiava la sua arancia, bagnate le dita, nel freddo, di succo d’arancia …

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