30.12.10

Il caso Marino e le nomine sanitarie.

Ignazio Marino
Ieri Paolo Borrello, un caro amico orvietano che fa il giornalista e tiene vivo un blog su splinder (http://paoloborrello.splinder.com/ ), ha diffuso un comunicato dell’agenzia Dire (www.dire.it/ ) su una vicenda sanitaria e giudiziaria bolognese, a cui ha fatto seguire una sua riflessione. Il comunicato riguarda un inchiesta sul caso Marino-Sant’Orsola. Era emerso da alcune intercettazioni che l’ospedale bolognese di sant’Orsola dovette rinunciare alle saltuarie prestazioni del noto chirurgo e uomo politico Ignazio Marino non per le accampate difficoltà tecniche, ma per motivi politici. Il magistrato non avrebbe rintracciato le prove di un reato penale, ma avrebbe constatato l’esistenza di un “desolante quadro di sudditanza politica delle scelte anche imprenditoriali di un'azienda ospedaliera di primaria importanza”.
Ecco il comunicato:
Chiudendo repentinamente le trattative in corso per assicurarsi le prestazioni del chirurgo (e senatore) Ignazio Marino, all'indomani della sua candidatura alle primarie del Pd in concorrenza con Pier Luigi Bersani, l'amministrazione del Policlinico Sant'Orsola di Bologna ha tenuto un comportamento ‘sicuramente censurabile sotto il profilo dell'efficacia e completezza del servizio offerto, laddove per ragioni esclusivamente politiche si e' rinunciato ad avvalersi dell'apporto di un chirurgo che avrebbe potuto conferire maggior prestigio all'Azienda ed assicurare anche che, attraverso tale collaborazione, l'Azienda stessa potesse offrire un servizio di elevata qualita' e specializzazione’. A metterlo nero su bianco e' la Procura di Bologna, che un anno fa ha aperto un fascicolo sul caso a seguito di alcune intercettazioni telefoniche nelle quali alcuni medici del Sant'Orsola parlavano appunto di motivazioni politiche per spiegare la scelta del Policlinico di non avvalersi più della collaborazione di Marino…
La possibilità di un veto del Sant'Orsola nei confronti di Marino venne a galla lo scorso gennaio, quando emersero alcune intercettazioni telefoniche effettuate nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Crotone, relativa a tutt'altra vicenda, in cui si parlava del mancato arrivo del senatore Pd al Policlinico bolognese. Il telefono intercettato era quello di un commercialista crotonese, Giuseppe Carchivi. In una telefonata del 20 agosto 2009, ad esempio, un chirurgo del Sant'Orsola tira in ballo Augusto Cavina, direttore generale del Policlinico fino allo scorso autunno: sulla collaborazione di Marino ‘hanno fatto il voltafaccia (...) in sostanza i vertici regionali, che come tu sai si sono schierati con Bersani, e quindi Marino non è più gradito qua... il mio direttore generale Cavina lo ha chiamato dicendogli sa... abbiamo difficoltà di sala operatoria, problemi di Consiglio di Facoltà, sa che c'è un centrodestra molto forte a Bologna... pensa che cazzate che gli ha raccontato’. Più avanti nella stessa telefonata, il medico aggiunge: ‘In realtà ufficialmente non è mai stato detto questo. Ufficialmente è stato detto che abbiamo problemi di sala operatoria, che le sale operatorie sono troppo piene che... Insomma, tutte cazzate, ovviamente, tutte minchiate’”.
In sostanza, si spiega da piazza Trento e Trieste nella richiesta di archiviazione, la collaborazione di Marino con il Sant'Orsola avrebbe potuto nuocere a Bersani e costituire un sostegno alla corsa del senatore per la segreteria del Pd: fu per questi motivi che Cavina decise di soprassedere ‘velocemente’…
Alla luce delle indagini, per il pm e' chiaro che l'interruzione della trattativa ha avuto la sola ragione di ‘non favorire un avversario politico della compagine evidentemente ritenuta di riferimento per l'amministrazione dell'azienda’. Nonostante questo, però, non si possono registrare condotte penalmente rilevanti. Al massimo, per il pm, si potrebbe ipotizzare un danno nei confronti di Marino dovuto all'ingiustificata interruzione delle trattative ed una conseguente violazione dell'affidamento che il chirurgo, ragionevolmente, riponeva nella conclusione dell'accordo: ipotesi limitata all'ambito civilistico, però, senza profili penali. Da qui la richiesta di archiviazione, su cui dovrà pronunciarsi il Gip.
Borrello commenta che “quanto è avvenuto a Marino non rappresenta una novità, anche se la notorietà di Ignazio Marino, sia sotto il profilo politico sia sotto il profilo professionale, attribuisce al caso un rilievo maggiore rispetto alle molte  altre situazioni in cui nella scelta dei medici ospedalieri i partiti hanno esercitato una pesante influenza”.
Mi pare che quando parla di “partiti” Borrello si sbaglia, riferendo al presente vicende di altri tempi. I “partiti”, ormai da molto tempo, non esistono più come aggregazioni in grado di determinare, decidere, lottizzare, dopo aver discusso nei loro vertici. A determinare una guerra per bande, di tutti contro tutti, non sono i “partiti” acchiappatutto contro il cui fantasma continua a combattere un Pannella imbolsito, ma gruppi di potere a volta interni ad essi, a volte trasversali, correnti, potentati, notabilati, cordate sparse.
Borrello ha invece tutte le ragioni quando spiega che gl’interventi della magistratura non sono il toccasana e ci vorrebbero altre regole per le nomine nella sanità pubblica. A tal proposito cita le proposte dello stesso senatore Marino.
Mi sono permesso di corredare il post di Borrello con un commento che qui riporto:
Ma non ci avevano raccontato tutti che le gestioni manageriali avrebbero cancellato le intrusioni partitiche, quando abolirono gli organi gestionali partecipati per affidarsi ai "tecnici", ai "manager"? Forse nel mondo lottizzato di una volta si sarebbe trovato un componente capace di denudare il re, di dire senza tema che le storie sulle sale operatorie erano "tutte minchiate", senza aspettare le intercettazioni e le archiviazioni magistratuali. Non rimpiango i comitati di gestione; affermo che quello che ci è stato presentato come riforma e moralizzazione in nome dell'efficienza ha prodotto concentrazione del potere ed opacità delle scelte. Faccio una proposta inattuale. Se si pensasse a un soviet, a una gestione scelta del basso, con la revocabilità  in ogni momento? In tempi di reazione, in cui le riforme non possono che essere controriforme, non bisogna aver paura di sognare. E' un modo come un altro di guardare oltre le mura dell'immenso carcere che i padroni vecchi e nuovi ci stanno costruendo attorno.

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