31.5.11

Roma di notte. La Stazione Termini (Giuseppe Sciuto - 1921)

Stella Basile, illustratrice.
Al Commissario per gli alloggi
felice ed opportuna istituzione, simbolo vivente della straordinaria perspicacia governativa, esponente della severa e lodevole intransigenza dello Stato, inesorabile contro l’unghiata ingordigia della speculazione e la tirannia bestiale dei Padroni di Casa, questa guida modesta, dagli intendimenti filantropici ed umanitari, è rispettosamente dedicata, onde ad essa l’illustre ed energico funzionario si ispiri e da essa tragga quel valido consiglio ed aiuto per dare finalmente al grave problema degli alloggi quella naturale ed onesta soluzione che era già stata divinata dagli ottimisti ed auspicata dai buoni.
Questa curiosa dedica riempie la prima paginetta di uno strano librino. Me lo ha regalato un'allieva molto cara, quasi una figlia elettiva, Stella Basile, oggi impegnata in una vita molto intensa: mamma, commerciante, illustratrice di libri per bambini, animatrice di stage artistici. Lo trovò intonso in una bancarella di libri tra il vecchio e l’antico, sul finire degli anni Novanta, quando viveva a Roma. Si convinse che potessi gradirlo e me lo comprò. Non si sbagliava, anche se ho differito a lungo il piacere della lettura: solo ieri ne ho tagliato le pagine.
La data d’impressione del volumetto è 1921 ed esso si intitola Roma di notte. Guida illustrata per i visitatori senza alloggio. Ne è autore un Giuseppe Sciuto di cui nulla di preciso sono riuscito a sapere. Il cognome è certamente siculo, più dell’est che dell’ovest, e su Internet di Giuseppe Sciuto se ne trovano diversi, di ieri o di oggi: uno scultore di inizio secolo di qualche fama originario di Zafferana Etnea (ma nel 21 era già morto), un pediatra di valore e perfino un poeta nostro contemporaneo.
Più noto è l’editore, oggetto recente di attenzione storiografica (e di una piccola polemica): si tratta di Giorgio Berlutti, piazza Navona 13. Il Berlutti fu esponente di qualche rilievo del clerico-fascismo e tra i primi diffusori della leggenda di Padre Pio. In quanto tale trova menzione nel libro di Sergio Luzzatto dedicato al cappuccino.
L’ironia che caratterizza la dedica è forse il tono prevalente nell’opera. Nelle pagine di elogio della notte che aprono il libro essa si esprime in una compiaciuta parodia di tanta prosa d’arte protonovecentesca. Concettualmente esse rammentano il Ma la notte no! di Renzo Arbore, specie nella ideale gara che si finge tra giorno e notte, ma il livello qui è decisamente aulico: “Il giorno è un eviratore prosaico dell’assoluto estetico, è solo un fucinatore di tritumi modesti di bellezza  e di particolari umili compressi e violentati da freddi rigorismi lineari o coloristici o da volgari grossolane simmetrie delimitatrici. E’ adatto per le anime mediocri…, per gli esseri faccendieri e per le coscienze esteticamente torbide che ignorano il senso intensivo del sintetismo…”. E più avanti la conclusione lapidaria: “Nessun uomo di genio è stato concepito di giorno”.
Ma la notte no! E gli esempi storici o leggendari citati sono numerosi. Eccone alcuni
“Troia fu presa di notte”.
“Di notte Mosè venne abbandonato sulle acque del Nilo e di notte Romolo e Remo vennero fatti galleggiare nel famoso cesto di vimini sul Tevere sacerdotale e biondo”.
“La lupa – inutile dirlo - è animale eminentemente notturno e non poteva di certo allattare di giorno, quando doveva pensare a dormire”.
“Le baccanti celebravano sempre di notte le loro feste scapigliate e rumorose: “In girum imus nocte et consumimur igni”. – e perfino questo palindromo bellissimo venne indubbiamente ideato e scritto di notte da qualche insonne e studioso monaco certosino del medioevo”.
E ancora: “Diogene amava a tal punto la notte da girare anche in pieno giorno con una lanterna accesa per Atene in cerca dell’uomo onesto”.
“Empedocle scelse una notte spaventosa, lacerata da sinistri bagliori di eruzioni e si buttò nelle voragini incandescenti dell’Etna… per scoprire i fenomeni oscuri della vulcanologia”.
“L’imperatore Caligola fece svegliare di notte tutti i senatori di Roma per interpellarli circa il modo migliore di cucinare uno storione regalatogli da un vassallo dell’impero”.
Dopo questo brillante incipit Roma di notte, nel suo dipanarsi, riserva alcune sorprese che ho molto gradito. Non pochi capitoletti sono in effetti veri e propri itinerari turistici in cui luoghi e monumenti appaiono in una prospettiva stravolta e divertente.
Qui propongo un brano dal capitolo II, Luoghi e consigli pratici per passare la notte relativamente al coperto. E’ dedicato alla Stazione Termini. (S.L.L.)
Roma, la Stazione Termini ai primi del Novecento
Stazione centrale di Termini.
Salone grande della biglietteria. A mezzanotte si può eludere facilmente la vigilanza dei guardia-sala e spingersi fino alla sala di aspetto di terza classe, dove si può comodamente riposare per terra sotto i tavoli.
Non sono consigliabili le sale di seconda classe dove la vigilanza è più assidua. Escluse assolutamente la sale di prima classe. Ricordare che non tutti gli abituali frequentatori notturni delle stazioni sono, in genere, disgraziati, come voi… Molti – specialmente giovinastri e teppisti – frequentano le sale di aspetto e le altre località dove viaggiatori e forestieri senza alloggio sogliono passare la notte, allo scopo di profittare abilmente della loro stanchezza per derubarli… Non sono quindi mai eccessive le precauzioni più intelligenti ed energiche.
L’impresa di penetrare fino alle sale d’aspetto può essere facilitata enormemente dal biglietto d’ingresso -  (cent. 20, dritto testa muliebre con spiga, rovescio donna nuda) – che si acquista agli appositi apparecchi automatici. Con tale biglietto, voi avete libero accesso alla stazione, ma nessun diritto di passarvi la notte. Se non siete profani della topografia e delle disposizioni abituali di servizio, potete anche profittare di qualche vettura di seconda classe, ed anche di prima, in giacenza sui numerosi binari morti. L’impresa però non è molto facile e può procurare delle noie.
Più consigliabile e di più sicura realizzazione è il tentativo di passare la notte in una sala d’aspetto di terza classe. In caso di controllo dei guardasala affermate risolutamente di essere giunti con gli ultimi treni della notte da una località qualunque, - (basta prima consultare opportunamente un orario ferroviario) - e non sapere, a quell’ora dove trovare un alloggio. Se vi chiederanno la tessera ferroviaria, direte con chiarezza che l’avete perduta; se si meraviglieranno perché non avete nemmeno una valigia, rispondete tranquillamente con un sorriso di sprezzante superiorità che siete milionari e avete l’abitudine di viaggiare senza bagagli.

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