21.2.12

"Radeschi int el culo"

Dalla rubrica Parole in corso su “Tuttolibri” de “La Stampa”, curata dal prof. Gian Luigi Beccaria, dove sovente attingo per questo blog riflessioni e curiosità, riprendo la nota del 14 giugno 2008, dedicata all’origine storico-aneddotica di alcune parole ed espressioni caratteristiche di lingue e dialetti. (S.L.L.)
Il feldmaresciallo Radetzky
Molte parole, e modi di dire, nascono spesso per caso, magari da una battuta. Da una storica battuta nasce per esempio la parola fronda nel senso di «opposizione politica». Si tratta di un francesismo, dal fr. fronde, che alla lettera significa «fionda», e che noi poi abbiamo accostato per falsa equivalenza a fronda nel senso di «ramoscello» (vedi appunto «vento di fronda»).
Quando nel 1648-49 il parlamento francese condusse una campagna di resistenza alla politica di Anna d'Austria e del cardinale Mazzarino, il giovane parlamentare Bachaumont fece un intervento in cui sosteneva che non era il caso di rispondere subito, ma era bene imitare i ragazzi che con la fionda lanciano sassi alle guardie e si disperdono quando queste intervengono, per poi ricominciare non appena abbiano voltato loro le spalle; quindi ai filogovernativi - cosi disse - «il faudra fronder comme il faut», converrà tirare colpi di fionda. La frase piacque e si diffuse, per cui fronda designò l'opposizione che in quel periodo il parlamento condusse contro la politica di Mazzarino, e si affermò poi per indicare in modo estensivo ogni sintomo di ribellione, di opposizione.
C'è chi dice che da una battuta sarebbe nata la parole che nel Veneto indica il falegname, il marangon. In passato a Venezia questi maestri d'ascia riparavano le navi della Serenissima lavorando nell'acqua che arrivava loro fino a mezza gamba, e anche si tuffavano per riparare le parti immerse della nave. Ciò li doveva far sembrare tanti uccelli acquatici, al punto che a qualcuno devono esser sembrati dei cormorani, che così spesso si immergono per catturare il pesce: «areli, i por marangoni!», guardali i poveri smerghi, potrebbe avere esclamato qualcuno. Di lì la nascita del nuovo significato. Una supposizione, solo in parte convincente, comunque assai interessante. Ci sono anche episodi minimi legati a personaggi importanti. Ne cito una assai curiosa, e divertente, ormai scomparsa, di cui ci informa quell'infaticabile dialettologo che è Manlio Cortelazzo. Si tratta del nome radeschi nell'accezione di «pedata nel sedere» («L s'ha ciapà 'n radeschi int el culo»), un significato che, come si racconta, era «entrato presto in circolazione dopo che il feldmaresciallo congedò con un calcio sul sedere il figlio, che aveva provocato, in un caffè cittadino, un prete». Questo modo di dire non si usa più, ma un tempo era di casa a Milano e nel Veronese, a ricordo del famoso generale austriaco. 

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